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a madama cristina di lorena. 321

del mondo e della natura, quasi che elleno sien di già state con certezza ritrovate e palesate tutte. Nè si dovrebbe stimar temerità il non si quietare nelle opinioni già state quasi comuni, nè dovrebb’esser chi prendesse a sdegno se alcuno non aderisce in dispute naturali a quell’opinione che piace loro, e massime intorno a problemi stati già migliaia d’anni controversi tra filosofi grandissimi, quale è la stabilità del Sole e mobilità della Terra: opinione tenuta da Pittagora e da tutta la sua setta, e da1 Eraclide Pontico, il quale fu dell’istessa opinione2, da Filolao maestro di Platone, e dall’istesso Platone, come riferisce Aristotile, e del quale scrive Plutarco nella vita di Numa, che esso Platone già fatto vecchio diceva, assurdissima cosa essere il tenere altramente. L’istesso fu creduto3 da Aristarco Samio, come abbiamo appresso Archimede4, da Seleuco matematico5, da Niceta filosofo, referente Cicerone, e da molti altri; e finalmente6 ampliata e con molte7 osservazioni e dimostrazioni confermata da Niccolò Copernico. E Seneca, eminentissimo filosofo, nel libro Be cometis ci avvertisce, doversi con grandissima diligenza cercar di venire in certezza, se sia il cielo o la Terra in cui risegga la diurna conversione8.

E per questo, oltre a gli articoli concernenti alla salute ed allo stabilimento della Fede, contro la fermezza de’ quali non è pericolo alcuno che possa insurgere mai dottrina valida ed efficace, non saria forse se non saggio ed util consiglio il non ne aggregarnota altri senza necessità: e se così è, disordine veramente sarebbe l’aggiugnergli a richiesta di persone, le quali, oltre che noi ignoriamo se parlino inspirate da celeste virtù, chiaramente vediamo che in esse si potrebbe desiderare quella intelligenza che sarebbe necessaria prima a capire, e poi a redarguire, le dimostrazioni con le quali le acutissime scienze procedono nel confermare simili conclusioni. Ma più direi, quando mi fusse lecito produrre il mio parere, che forse più converrebbe al decoro ed alla maestà di esse Sacre Lettere il provvedere che non ogni leggiero e vulgare scrittore potesse, per autorizzar sue composizioni,

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  1. da Eraclide... opinione manca in V.
  2. e del quale, fu creduto manca in V.
  3. E Seneca... conversione manca in V.
  4. setta, da, s
  5. abbiamo da Archimede, G. La lezione appresso è confermata anche dai cod. Marucelliano B. 1. 20, Marciano Cl. IV, n. CCCCLXXXVII, Casanatense 675, Baldovinetti 236, Parigino Fond italien 212, ecc.
  6. da Seleuco matematico è lezione del solo cod. V, nel quale queste parole furono sostituite di mano di Galileo ad e forse dall’istesso Archimede, che è accuratamente cancellato. Tutti gli altri codici e la stampa leggono e forse dall’istesso Archimede.
  7. altri; finalmente, s
  8. ampliata con molte, G
  9. non aggregar, G