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288 | lettera a d. benedetto castelli. |
del Sole rivolgersi in se stesso, facendo un’intera conversione in un mese lunare in circa, per quel verso appunto che si fanno tutte l’altre conversioni celesti; ed essendo, di più, molto probabile e ragionevole che il Sole, come strumento e ministro massimo della natura, quasi cuor del mondo, dia non solamente, com’egli chiaramente dà, luce, ma il moto ancora a tutti i pianeti che intorno se gli raggirano; se, conforme alla posizion del Copernico, noi attribuirem alla Terra principalmente la conversion diurna; chi non vede che per fermar tutto il sistema, onde, senza punto alterar il restante delle scambievoli relazioni de’ pianeti, solo si prolungasse lo spazio e ’l tempo della diurna io illuminazione, bastò che fusse fermato ’l Sole, com’appunto suonan le parole del sacro testo? Ecco, dunque, il modo secondo il quale, senza introdur confusione alcuna tra le parti del mondo e senza alterazion delle parole della Scrittura, si può, col fermar il Sole, allungar il giorno in Terra.
Ho scritto più assai che non comportano le mie indisposizioni: però finisco, con offerirmegli servitore, e gli bacio le mani, pregandogli da N. S. le buone feste e ogni felicità.
- Di Firenze, li 21 Dicembre 1613.
- Di Vostra Paternità molto Reverenda
Servitore Affezionatissimo Galileo Galilei. |