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276 avvertimento.

riparando a gravi errori del copista, si perpetuarono invece negli altri codici con le stesse lezioni erronee che nel cod. V si riscontrano corrette.

Quanto agli altri manoscritti, mentre hanno tutti più strette affinità tra sè che col cod. V, si distinguono poi in due classi. La prima e men numerosa offre un testo migliore, che dà maggiori indizii di sincerità e che meno si discosta dalla lezione di V; appartengono ad essa i codici che abbiamo distinto coi numeri 2, 3, 8, 9, 11, 14, 17, 18, 19, 22, 27, 31. Gli altri codici, che costituiscono, insieme con la stampa del 1636, la seconda famiglia, danno un testo più frequentemente errato, e per certe lezioni od errori caratteristici si può credere che alcuni di essi provengano, più men direttamente, dalla medesima fonte da cui è derivata quella stampa, e altri siano addirittura copie, più o meno esatte, di essa.

In tali condizioni essendoci pervenuto il testo della lettera alla Granduchessa Madre, noi non credemmo di dover assegnare il posto d’onore nella nostra edizione al cod. V, perchè, sebbene quel cimelio sia veramente prezioso, non ci offre, nè ci poteva offrire, la lezione definitiva che Galileo volle dare alla sua scrittura. Scegliemmo perciò un codice della prima famiglia, e precisamente il cod. G (num. 2), che tra quelli di questa classe è senza dubbio un de’ migliori ed è stato esemplato da copista toscano, e da esso riproducemmo il nostro testo. Non di rado però fu da noi corretta la lezione di G o col sussidio degli altri manoscritti della prima classe o, più di frequente, con l’appoggio di V1, specialmente là dove la mano di Galileo conferisce alla lezione di V una particolare autorità. Del testo di V giudicammo poi nostro ufficio rendere conto minuto, e lo abbiamo fatto appiè di pagina con le varianti che il lettore vede stampate in carattere più grande2: dalle quali abbiamo tenute distinte, in un altro ripiano e in un carattere minore, le lezioni di G non accettate nel testo, alcune varianti di altri manoscritti che ci sembrarono degne di nota, e le lezioni della stampa del 1636 (contraddistinte con la sigla s), che sebbene si riducano il più delle volte ad errori, pure abbiamo stimato opportuno assai spesso di raccoglierle, sia perchè rappresentano il testo dei manoscritti della seconda famiglia, sia perchè sono passate in tutte le edizioni posteriori. Di qualche altro particolare che avvertimmo ne’ codici, informano note speciali. Così ci parve di potere, in maniera sobria e senza aggravar troppo l’apparato critico con infinite varianti, informare il lettore sufficientemente di quanto di più importante offrono i testi a penna, dai quali finora nessuno aveva tratto partito; così abbiamo fatto conoscere e la lezione più antica della scrittura e quella della volgata, e riproducendo la lettera nel testo definitivo voluto dall’Autore, ma corretto dagli strafalcioni dei copisti,

  1. Le postille mtarginali, alle quali nelle moderne ristampe erano state sostituite poco opportunamente delle note, furono da noi riprodotte togliendole non soltanto dal cod. G, ma, quando in questo mancavano, anche dal cod. V. Spesso in siffatte postille abbiamo corretto, senza farne nota, le citazioni errate.
  2. Racchiudiamo tra parentesi quadre alcune parole che mancano in V per guasti delle carte.