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268 avvertimento.


Dei due ultimi manoscritti non ci fu d’uopo tener conto, perchè tutt’e due sono certamente copie del cod. G, di cui seguono la lezione anche nei tratti più caratteristici. Quanto agli altri, si possono anzitutto distinguere in due classi, appartenendo alla prima i codici G, G1, G2, V, Pr., H, e alla seconda i codici M, F, P, A.

Caratteristica della seconda classe è la lezione del passo a pag. 286, lin. 16-26, come è da noi riferita tra le varianti, nel guai passo è ben chiaro che questi codici compendiano, e male, la lezione genuina: e del pari in molti altri luoghi è innegabile che questa famiglia dà un testo deteriore. Notevole è la concordia, e quasi l’identità, dei codici M, F, P, i quali, quantunque M sia alquanto più corretto, o sono copia l’uno dell’altro, o tutti esemplati da un medesimo originale1: onde il loro accordo, quante volte si verificava, l’abbiamo per brevità indicato con la sigla Z2. Il cod. A, sia perchè è recentissimo, sia perchè possiamo asserire con certezza che il copista era più erudito che esatto3 merita fede assai scarsa.

Quanto ai codici dell’altra classe, mentre si contrappongono spesso tutti insieme alla famiglia peggiore, ciascuno di essi ha poi particolari caratteri. Il testo migliore è dato dal cod. G, scritto da mano toscana e la cui lezione, pur avendo tutte le distintive della sincerità, è quasi sempre corretta. Al cod. G si accosta più d’ogni altro il cod. V, il quale nondimeno ha qualche lezione curiosa4 e dei grossolani errori che non s’incontrano in G. In un maggior numero di passi e più gravemente si allontana invece da quest’ultimo il testo di Pr.5; e con Pr. (che, attesa la storia di quel manoscritto famoso, non è probabile abbia avuto alcun discendente) concordano fino ad un certo punto i codici G1 e H. Il cod. G2, infine, è guasto quasi ad ogni linea dai più insopportabili strafalcioni, così che nella maggior parte dei luoghi non dà senso, e certamente è peggiore anche dei codici della seconda famiglia, sebbene sia stato esemplato, come apparisce, da un originale appartenente alla prima, alla quale vuol essere quindi ascritto.

Oltre che dei codici ora indicati, abbiamo dovuto tener conto della prima edi-

  1. Perfino, dove l'uno omette una parola, indicando l'omissione con dei puntolini, gli altri fanno allo stesso modo.
  2. Registrando le lezioni concordanti di M, F, P, seguiamo quanto alla grafia (nel che, com'è naturale, i tre codici talora differiscono) il cod. M, salvo che questo abbia qualche materiale errore, che correggiamo con gli altri due.
  3. Alla lettera precede nel cod. A (car. 161 r.) un'avvertenza, scritta dalla stessa mano, nella quale è detto che la lettera fu pubblicata già dal Poggiali «e nuovamente dal cav. Venturi nelle sue Memorie e lettere inedite ecc.», e che «le varianti per le quali la lettera edita differisce dalla copia attuale, sono riportate in carattere rosso». Queste varianti sono state intercalate, tra parentesi, nel contesto stesso della lettera e dalla mano medesima che la esemplò; onde è chiaro che tale codice non può essere anteriore al 1818, nel qual anno fu pubblicato il primo volume dell'opera del Venturi. Le varianti sono appunto a confronto dell'edizione Venturi: ma il copista ha trascurato di raccogliere alcune differenze anche notevoli.
  4. Vedi la variante a pag. 287, lin. 1-3.
  5. Anche quanto alla lingua, il testo di Pr. mostra d'essere stato trascritto da un copista rozzo (vi si incontrano forme come soperando, aggiongo ecc.), e che talora lesse male: p. e. a pag. 286, lin. 15-16, il cod. Pr. reca: «E forza rispondere di no, ma che non solo è suo proprio ecc.».