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AVVERTIMENTO.
Le scoperte celesti di Galileo, dalle quali veniva così mirabilmente confermata la dottrina Copernicana, se le guadagnarono l’assenso entusiastico di pochi studiosi della natura, rivolsero ad un tempo su quell’argomento l’attenzione universale dei filosofi, dei teologi e anche di molti che pur non facessero professione di studi: e vuoi per la novità di quelle scoperte, vuoi perchè dimostravano fallaci certe proposizioni naturali comunemente ricevute dalle scuole degli Aristotelici, e pareva contradicessero ad alcuni passi della Scrittura, vuoi infine perchè Galileo s’era attirato l’inimicizia dei Peripatetici anche per altre controversie nelle quali batteva in breccia le loro dottrine1, accadde che gli avversarli più meno dichiarati della nuova opinione fossero assai numerosi. E già il 16 dicembre 1611 Lodovico Cigoli scriveva a Galileo2 che una schiera de’ suoi nemici si radunavano e facevano testa in casa dell’Arcivescovo di Firenze, cercando se potessero appuntarlo in cosa alcuna sopra il moto della Terra od altro, e che anzi uno di quelli aveva pregato un predicatore «che lo dovesse dire in pergamo che Galileo dicesse cose stravaganti», al che il Padre, «come conveniva a buono Cristiano e buon religioso», s’era rifiutato: e appresso il Nostro era venuto a sapere che nel novembre del 1612, in privati colloqui, «sendo da altri cominciato il ragionamento», il P. Niccolò Lorini, Domenicano, s’era chiarito contrario alla opinione del Copernico, con dire che «apparisce che osti alla Divina Scrittura»3. In tali ragionamenti la questione astronomica andava diventando questione teologica: ma Galileo si astenne a lungo dallo scendere su questo
- ↑ Alludiamo in particolare alla fiera controversa circa le cose che stanno in su l’acqua o che in quella si muovono, agitatasi appunto nei medesimi anni ai quali appartengono le scritture di cui stiamo per discorrere; di che vedi il vol. IV di questa edizione, pag. 5 e seg.
- ↑ Mss. Galileiani nella Biblioteca Nazionale di Firenze, Par. 1, T. VI, car. 231.
- ↑ Lettera di Fra Niccolò Lorini a Galileo, in data dei 5 novembre 1612, nei Mss. Galileiani, Par. 1, T. VII, car. 58. Cfr. pag. 291, lin. 10-12, di questo volume.