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236 istoria e dimostrazioni

oltre a ciò che troppo vogliamo abbassar la condizion nostra, e non senza qualche offesa della natura e direi quasi della divina Benignità (la quale per aiuto all’intender la sua gran costruzione ci ha conceduti 2000 anni più d’osservazioni, e vista volte più acuta, che ad Aristotele), col voler più presto imparar da lui quello ch’egli nè seppe nè potette sapere, che da gli occhi nostri e dal nostro proprio discorso. Ma per non m’allontanar più dal mio principal intento, [Conclusione.] dico bastarmi per ora l’aver dimostrato che le macchie non sono stelle nè materie consistenti nè locate lontane dal Sole, ma che si producono e dissolvono intorno ad esso, con maniera non dissimile a quella delle nugole o altre fumosità intorno alla Terra1. Questo è quanto per ora m’è parso di dire a V. S. Illustrissima in proposito di questa materia, la quale io credeva che dovesse essere il sigillo di tutti i nuovi scoprimenti che ho fatti nel cielo, e che per l’avvenire mi fosse per restar ozio libero di poter tornare senza interrompimenti ad altri miei studn, già che mi era anco felicemente succeduto l’investigare, dopo molte vigilie e fatiche, i tempi [Tavole per i calcoli de’ pianeti Medicei fatte dall’Autore.] periodici di tutti quattro i pianeti Medicei, e fabbricarne le tavole e

18. di tutti i quattro pianeti, B, s — fabricarne, B, s —
  1. Del tratto da «alterazioncella» (pag. 234, lin. 31) fino a «altre fumosità intorno alla Terra», i codici A e B ci permettono di distinguere tre successive stesure. La prima si legge in A, in parte cancellata e in parte sotto di un cartellino che è incollato sul foglio e sul quale è scritto, di mano di Galileo, il tratto da «Se quella» (pag. 234, lin. 32) a «potrebbono» (pag. 235, lin. 19); ed è la seguente: «acciò che quindi non venisse destrutta la sua durazione: quasi che le alterazioni terrestri siano per dissolver la Terra e gli elementi, onde sia per venir tempo che il mondo si trovi senza Terra, ma non senza Luna. Ma se queste particolari e piccole mutazioni non son per abbreviar la durazione di questo nostro mondo elementare, perchè temer tanto della dissoluzion del cielo per alterazioni non più di queste mimiche della naturai conservazione? Ma non voglio passar più innanzi, nè entrare a esaminar la forza delle peripatetiche ragioni, al che mi riserbo in altro tempo, bastandomi per ora l’aver dimostrato, conforme al mio principale intento, che le macchie non sono stelle, nè materie consistenti, nè locate lontane dal Sole, ma che si producono e dissolvono intorno ad esso, con maniera assai simile a quella delle nugole o altre fumosità intorno alla Terra». La prima parte di questo brano, fino a «natural conservazione», è cancellata, e ad essa Galileo sostituì, facendo séguito a «alterazioncella» (pag. 234, lin. 31), quanto si legge sul cartellino al quale or ora accennavamo; così che la seconda stesura differisce da quella definitiva e dalla stampa solamente in questo, che dopo «potrebbono» (pag. 235, lin. 19), con cui, come abbiamo detto, termina il tratto scritto sul cartellino, continua e conclude con le riferite parole della prima: «Ma non voglio... intorno alla Terra». Tale seconda stesura, infatti, fu trascritta dall’amanuense nel cod. B: ma appresso Galileo coperse, così nel cod. A come nel cod. B, anche il tratto della prima stesura che era sopravvissuto, e ad esso sostituì, di suo pugno in tutt’e due i codici, quanto si legge da pag. 235, lin. 19, alla lin. 11 della presente pagina (Io. .. Terra).