Pagina:Le opere di Galileo Galilei V.djvu/219


intorno alle macchie solari ecc. 219

adesso d’investigare e poi persuadere a gli altri, non sono state solamente una volta e poi mancate, ma seguitano e seguiteranno gran tempo il loro stile, sì che da molti e molti saranno vedute ed osservate: il che ci deve esser gran freno per renderci tanto più circospetti nel pronunziare le nostre proposizioni, e nel guardarci che qualche affetto, o verso noi stessi o verso altri, non ci faccia punto piegare dalla mira della pura verità. E non posso in tal proposito [Macchie osservate dall’Autore, prodotte poi da Apelle.] celare a V. S. un poco di scrupolo che m’e nato dall’aver voluto {{Annotazione a lato sin|fac.47; fac. 30. [pag.65, lin. 33 e seg.] in questo luogo produr quelle due macchie e loro mutazioni, che mandai disegnate a V. S. nella mia prima lettera: e ben che io bene intenda, ciò esser derivato dal suo cortese affetto, desideroso di procacciar credito a loro col dir che molto s’aggiustavano con le sue, e far nascere occasione di mostrar come egli di me ancora teneva grata ricordanza, non però avrei voluto ch’ei passasse poi tanto avanti, che si mettesse in pericolo di scapitare qualche poco nell’opinione del lettore, col dire che dall’incontrarsi tanto esattamente i miei disegni con i suoi, e massime quei della seconda macchia, si accertava del mancamento di paralasse, ed in consequenza della loro gran lontananza da noi; perchè con gran ragione potrà esser messo dubbio sopra tal sua conclusione, poi che le figure ch’io mandai furon di macchie disegnate solitarie e senza rispondenza ad alcun’altra o alla situazion nel Sole, il cui cerchio nè anche fu da me disegnato; il che mi lascia altresì alquanto confuso, onde egli abbia potuto accorgersi dell’averle io precisamente, o no, compartite e disposte.

Io spero che da quanto sin qui ho detto Apelle deverà restar satisfatto, e massime aggiugnendovi quello che ho scritto nella seconda lettera; e crederò ch’e’ non sia per metter difficoltà non solo nella massima vicinanza delle macchie al globo solare, ma nè anco nella di lui revoluzione in sè medesimo. In confirmazion di che, posso [Rivoluzione del Sole in sè medesimo più chiaro del resto.] aggiugnere alle ragioni che scrissi nella seconda lettera a V. S., che nella medesima faccia del Sole si veggono tal volta alcune piazzette [Piazzette nella faccia del Sole più chiare del resto.] più chiare del resto, nelle quali, con diligenza osservate, si vede il medesimo movimento che nelle macchie; e che queste sieno nell’istessa superficie del Sole, non credo che possa restar dubbio ad alcuno, non essendo in verun modo credibile che si trovi fuor del Sole sustanza alcuna più di lui risplendente: e se questo è, non mi par che ri-

18. parallasse, A — 25. che di quanto, s —