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18 avvertimento.

istituto, annotammo appiè di pagina le lezioni della stampa da noi emendate1 indicando con la sigla s la stampa stessa, con A gli autografi, con B le copie contenute nel Volpicelliano A: soltanto avvertiamo che alcune forme le quali abbiamo avuto occasione di correggere molto spesso, non sono registrate appiè di pagina di volta in volta, ma, per maggior brevità, le indichiamo qui; e sono le seguenti: chiamarà, cominciaremo, bastarebbe e simili futuri e condizionali, corretti in chiamerà, cominceremo, basterebbe ecc.2; commune, commodo e derivati, corretti in comune3, comodo ecc.; accioche, poiche, imperoche, siche, talche, eccettoche, purche, ancorche, benche, overo, sicome, giamai, corretti in acciò che, poi che, imperò che, sì che, tal che, eccetto che, pur che, ancor che, ben che4 o vero, sì come, già mai; e, aggiungiamo, co ’l, su ’l, mutati in col, sul.

Nella nostra edizione non mancano, come in qualcuna delle precedenti, le postille marginali che accompagnano il testo nell’edizione Romana: e quando queste postille indicano le faccio e i versi a’ quali si leggono, nelle edizioni Augustane e nella ristampa Romana, i passi delle scritture d’Apelle discussi nel testo, abbiamo distinto, seguendo anche in ciò il tipografo Romano5, col carattere tondo le citazione delle edizioni Augustane, col corsivo quelle della ristampa Romana. Alle une e alle altre stimammo poi necessario soggiungere le indicazioni (e furono poste tra parentesi quadre e in carattere più piccolo) delle pagine e linee corrispondenti nella nostra edizione: il che abbiamo fatto non solo nelle postille, ma anche ogni volta erano citate nel testo le edizioni delle scritture scheineriane.

Con accurati facsimili riproducemmo i disegni delle macchie solari osservate


    dotti di false letture degli autografi stessi (per es., grave a pag. 183, lin. 4); ma non ritoccammo ciò che forse era stato cambiato da Galileo (vedi, per es., a pag. 184, lin. 14-15, e ivi nelle varianti), nè quelle forme che, comunque siano entrate, dovevano essere, per il Velser e per Galileo, egualmente buone, anzi forse migliori, di quelle che si leggono negli autografi (per es., a pag. 183, lin. 6, con la e, lin. 9, nuove). Non occorre poi soggiungere che la lezione della stampa fu da noi rispettata anche in quei passi delle lettere del Velser, nei quali s’allontana dall’autografo per più gravi mutazioni od aggiunte, che risguardano il senso (cfr., per es., pag. 93, lin. 5-8 e lin. 14-16). Del resto, queste medesime lettere del Velser saranno ristampate conforme agli autografi nei volumi del Carteggio, al posto che cronologicamente loro spetta.

  1. A pag. 216, lin. 24, abbiamo corretto intieri della stampa in interi', e a pag. 225, lin. 5-6, intieramente in interamente, non solo perchè ci autorizzavano a farlo l’autografo e il Volpicelliano, ma anche perchè a pag. 193, lin. 6, intieramente, pur dato dalla stampa, è corretto in interamente nell’Erratacorrige della stampa stessa. Così a pag. 95, lin. 31, abbiamo corretto medemo in medesimo, a pag. 108, lin. 29, rassomigli in rassimigli, e a pag. 124, lin. 5, quindeci in quindici, con l’appoggio e dei manoscritti e dell’Erratacorrige della stampa, che emenda in altri passi le stesse forme.
  2. Alcuni di cosiffatti futuri e condizionali sono corretti già nell’Erratacorrige della stampa. Era ben naturale, per contrario, che li conservassimo quando, come accade qualche volta soltanto nelle lettere del Velser, sono dati e dagli autografi e dalla stampa (cfr., per es., pag. 184, lin. 10 e 19).
  3. Però a pag. 98, lin. 26, abbiamo rispettato communicato, in cui concordano i due manoscritti la stampa.
  4. Le forme così staccate non sono costanti nell’autografo, ma però più frequenti che quelle congiunte e senza accento. Le forme congiunte e con l’accento non s’incontrano forse mai.
  5. Cfr. più sopra (pag. 13) la Prefazione Iacobus Mascardus Typographus Lectori S.