Pagina:Le opere di Galileo Galilei IX.djvu/230

226 sonetti.


     Scorgi i tormenti miei, se gli occhi volti,
Nella ruvida fronte a i sassi impressi;
Leggi il tuo nome e’ miei martiri scolti
4Nella scorza de’ faggi e de’ cipressi.

     Mostran l’aure tremanti i sospir tolti
Dall’infiammato sen; gli augelli stessi
Narran pure il mio mal, se tu gli ascolti;
8Eco il conferma; e tu noi credi, Alessi?

     Gusta quell’acque già sì dolci e chiare,
Se nuovo testimonio al mio mal chiedi,
11Com’or son fatte dal mio pianto amare;

     E se dubiti ancor, mira in lor fiso;
E quel che neghi al gusto, agli occhi credi,
14Leggendo il mio dolor nel tuo bel viso.




      Fiamme vibrando, la celeste lampa
Col leone infocato in alto ascende;
Tace ogni aura suave, e ’l mondo incende
4Questa che muove d’Austro ardente vampa.

      La terra sotto, e sopra il cielo, avvampa,
Tal che di doppio ardor l’aria s’accende;
E i pesci dal calor, che in mar s’estende,
8L’altissimo profondo a pena scampa.

      Gli augei, le fere, e ’l lasso gregge vinto
Cercan antri, spelonche, valli oscure,
11Che agli infocati rai chiudan le porte.

      Ma te, misero cor, di fiamme cinto,
Nel seno ardente chi fia che assicure?
14Altro non credo mai, che fredda morte.