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contro il portar la toga. 221

     Volgesi or da man manca or da man destra,
     Com’un che del bargello abbia paura:
235Par una gatta in una via maestra,
     Che sbalordita fugga le persone,
     Quand’è cascata giù dalla finestra1,
Che se ne corre via carpon carpone,
     Tanto ch’ella s’imbuchi in qualche volta,
     240Perchè gli spiace la conversazione2.

                        *          *          *          *

Se tu vai fuor per far qualche faccenda,
     Se tu l’hai a far innanzi desinare3,
     Tu non la fai che gli è or di4 merenda,
Perchè la toga non ti lascia andare,
     245Ti s’attraversa, t’impaccia e t’intrica5,
     Ch’è uno stento a poter camminare.
E però non par ch’ella si disdica
     A quei che fanno le lor cose adagio
     E non han troppo a grado la fatica,
250Anzi han per boto lo star sempre in agio,
     Come dir frati o qualche6 prete grasso,
     Nimici capital d’ogni disagio,
Che non vanno mai fuor se non a spasso,
     Come diremmo noi7, a cercar funghi,
     255E se la piglian così passo passo.
A questi stanno bene i panni lunghi,
     E non a un mie par, che bene spesso
     Ho a correr perch’un birro non mi giunghi;
E ho sempre paur di qualche messo,
     260O che ’l Provveditor non mi condanni,

  1. 237. è caduta giù, B, C — da una finestra, F, G
  2. 239-240. Dopo il v. 240 i codici A e C lasciano uno spazio bianco, capace di tre versi; i codici B ed E e la stampa s segnano sei versi di puntolini, e il cod. E scrive un P come iniziale del primo verso mancante e una M come iniziale del quarto; il cod. D avverte soltanto: «Qui manca la rima»; i codici F e G leggono al v. 239 s’imbuchi e si difenda, e non hanno alcun segno di lacuna.
  3. 242. Se tu l’ha’ far, E; Se l’hai a fare, F, G — avanti desinare, B
  4. 243. Non l’hai finita a ora di, F, G
  5. 245. t’impaccia, t’intrica, F
  6. 251. Come son frati, E, s — e qualche, s
  7. 254. come sogliam dir noi E, s