175Dicon ch’è grave errore, e troppo1 importa,
Ch’un dottor vadia a casa le puttane:
La togal gravità non lo comporta.
E ’l veder2 queste cose così strane
Mi fa poi far qualch’altro peccataccio, 180E bene spesso adoperar le mane:
Onde costor, che3 si pigliano impaccio
Della mia salvazione e del mio bene,
Bravano e gridan ch’io4 non ne fo straccio.
A un che vada in toga non conviene5 185Il portar un vestito che sia frusto,
A voler che la cosa vadia bene6;
Perchè, mostrando tutto quanto il fusto7
E la persona8 giù lunga e distesa,
Egli è forza ch’ei faccia9 il bellombusto: 190E così viene10 a raddoppiar la spesa;
E questa a chi non ha molti quattrini11
È una dura e faticosa impresa.
Non ci vuol tanti rasi ed ermisini12,
Quando tu puoi portare il ferraiuolo: 195Basta aver buone scarpe e buon calzini13;
Il resto, quando sia14 di romagnuolo,
Non vuol dir nulla, se ben par che questa15
Sia una sottigliezza da Spagnuolo16:
E non importa che tu ti rivesta, 200Mutand’abiti e foggie a tutte l’ore,
Se è17 dì di lavoro o dì di festa.18
↑200-201. I codici D, E, F, G e la stampa s in luogo dei v. 200-201 leggono i seguenti: E che tu faccia differenza alcuna, Ch’e’ sia dì di lavoro o dì di festa: Sia di nero o di bianco, tutt’è una; Tu non ha’ a mutar foggia a tutte l’ore Nè più nè manco come fa la luna.
Nel penultimo verso i codici F, G leggono Non hai da mutar foggia, e il cod. E Tu non ha’ mutar fogge, e la stampa s Tu non ha’ a mutar fogge.