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218 capitolo

Però se vuol così Domenedio1,
     Che finalmente può far ciò che vuole2,
     Io son contento andar vestito anch’io,
145E non ci starò a far altre parole3:
     Andrommen’anch’io dietro a questa voga;
     Ma Dio sa lui, se me n’incresce e duole!
Ma ch’io sia per voler portar la toga,
     Come s’io fussi qualche Fariseo,
     150O qualche scriba4 o archisinagoga,
Non lo pensar; ch’io non son mica Ebreo,
     Se bene e’ pare al nome e al casato
     Ch’io sia disceso da qualche Giudeo.
I’ sto a veder se ’l mondo è spiritato,
     155Se egli5 è uscito del cervello affatto,
     E s’egli è desto, o pure addormentato;
E s’egli è vero ch’un che non sia matto,
     Non arrossisca che gli sia veduto
     Un abito sì sconcio e contraffatto6.
160In quant’a me7 mi son ben risoluto,
     Ch’io non ne voglio intender più sonata:
     Mi contento del mal ch’io n’ho8 già auto;
E perchè non paresse alla brigata,
     Ch’io mi movessi senz’occasione,
     165Come fan quegli ch’han poca levata,
Io son contento dir la mia ragione,
     E che tu stesso la sentenza dia:
     So che tu hai9 giudizio e discrizione.
La prima penitenza che ci sia
     170(Guarda se per la prima10 ti par nulla),
     È ch’io non posso fare i fatti mia,
Come sarebbe andar alla fanciulla;
     Ma mi tocca a restar fuor della porta,
     Mentre ch’un altro in casa si trastulla.

  1. 142. se ’l vuol messer Domenedio, E, s
  2. 143. ch’ei vuole, B, D
  3. 145. E non vi [ci, C] star a, B, C — far tante parole, B, E, F, G, s
  4. 150. O rabbi o scriba, D, E, F, G, s
  5. 155. S’egli, A, s; Se gli, C, E; E s’egli, B, D, F, G
  6. 159. scontraffatto, s
  7. 160. Io, quant’a me, B; Io, in quanto a me, D, E, G, s
  8. 162. che ne ho, F, G
  9. 168. Ch’io so che t’hai, F, G
  10. 170. se pur la, A