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8 | avvertimento. |
da queste due testimonianze che il giovane Galileo tenne le Lezioni sull’Inferno all’Accademia Fiorentina, prima di recarsi a leggere nello Studio di Padova, e perciò avanti il dicembre del 1592. Si è dimandato, se fin d’allora egli fosse ascritto a quell’Accademia, o se, come altri volle, dal Consolo vi fosse invitato, sebbene estraneo al sodalizio, a difendere il Manetti. A noi tanto poco probabile riesce questa seconda opinione, quanto ci sembra invece credibile che il giovine Galileo, sopra materia nella quale sin d’allora era riconosciuta la sua competenza, tenesse le due lezioni, accademico fra gli accademici, «per ubbidire al comandamento fattogli da chi comandar gli poteva»1, cioè dal capo dell’Accademia. Oltredichè, troppo sarebbe disconvenuto il far credere che l’Accademia non avesse alcuno fra’ suoi, abile ad assumere quella difesa2
Il testo delle Lezioni rimase sconosciuto fin oltre la metà del presente secolo, quando fu ritrovato, autografo di Galileo ed in copia, nella Biblioteca Rinucciniana da Ottavio Gigli, che lo mise per primo in luce3; e dopo d’allora fu più volte ripubblicato. Noi abbiamo condotto la nostra edizione sopra il predetto autografo, che, con la copia fedelissima e di mano contemporanea, è oggi nella Filza Rinucciniana 21 della Biblioteca Nazionale di Firenze; ed all’autografo (che è non una prima bozza, ma una nitida trascrizione al pulito, non tuttavia definitiva, sicché presenta dei ritocchi e delle aggiunte posteriori, di mano dell’Autore) ci siamo attenuti con ogni esattezza, ristabilendo così la genuina lezione, che dai precedenti editori era stata non leggermente corrotta in più luoghi4,
- ↑ Vedi pag. 32, lin. 14— 15 della nostra edizione.
- ↑ Cfr. Studi sulla Divina Commedia, di Galileo Galilei, Vincenzo Borghini ed altri, pubblicati per cura ed opera di Ottavio Gigli. Firenze, Felice Le Monnier, 1855, pag. V— XIV. Il Gigli, dal fatto che Filippo Valori è (oltre Luigi Alamanni, nella lettera privata rimasta inedita fino a pochi anni fa) il solo dei contemporanei che faccia ricordo delle Lezioni di Galileo, e dall’essere stato rinvenuto l’autografo delle Lezioni stesse tra codici che in parte provengono da casa Valori, argomentò che Galileo leggesse all’Accademia Fiorentina durante il secondo delle consolato di Baccio, padre di Filippo, Valori, cioè nel 1587-1588, nel qual anno furono tenute anche altre lezioni sulla Divina Commedia; pensò poi che Galileo non fosse allora ascritto all’Accademia, né leggesse come accademico, ma come lettore invitato a ciò dal Consolo, perchè, secondo la testimonianza del {{Salvini (Fasti Consolari dell’Accademia Fiorentina, In Firenze, M.DCC.XVII, nella Stamperia di S. A. R. Per Gio. Gaetano Tartini e Santi Franchi, pag. 438), la lettura del Nostro non era mentovata negli Atti dell’Accademia, e perchè in certa nota di accademici «non prima dell’anno 1599 si legge il nome di Galileo Galilei»: e così il Gigli spiega come, da una parte, il manoscritto delle Lezioni si conservasse in casa Valori ed ivi pure si serbasse memoria di esse, e, dall’altra, nessuno degli antichi biografi di Galileo ne avesse contezza.
- ↑ Op. cit., pag. 1— 34.
- ↑ Le parole a dover solamente investigare la grandezza d’un gigante, che nella nostra edizione sono a pag. 41, lin. 26— 27, non si leggono nell’edizione curata dal Gigli (pag. 15): nell’autografo sono oggi cancellate, ma la cancellatura è dovuta a mano moderna; e lo dimostra, oltre la tinta dell’inchiostro, il fatto che quelle parole si leggono nella copia delle Lezioni, copia contemporanea, come abbiamo detto, e fedelissima. Il Gigli, tralasciando tali parole, conserva tuttavia immutato il precedente aviamo risoluto (lin. 25); editori posteriori cambiarono arbitrariamente, per sanare il passo, avremo risoluto. Con lo stesso inchiostro moderno il numero 7030, che Galileo aveva scritto nel passo a pag. 45, lin. 29, è corretto in 730; e 730 si legge nel Gigli (pag. 20) e nei seguenti editori: ma che neppure questa correzione, la quale emenda un materiale errore di Galileo, sia dovuta all’Autore, è confermato dal trovarsi 7030 nella copia contemporanea. A pag. 55, lin. 5, in alcune edizioni si legge: se gli desse di grossezza un sol braccio; ma di grossezza non è nell’autografo. A pag. 39, lin. 24, il Gigli