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30 | diversi fragmenti |
Molte sono le cagioni, Serenissimo Signore, per le quali io mi son posto a scrivere diffusamente sopra la controversia che li giorni passati ha dato assai che ragionare a molti. La prima, e più efficace di tutte le altre, è stato il cenno dell’Altezza Vostra, ed il laudare che la penna sia unico rimedio per purgare e secernere lo schietto e continuato discorso dalle confuse ed interrotte altercazioni: nelle quali coloro massime che difendono la parte falsa, ora strepitosamente negano quello che dianzi affermarono, ora, stretti dalla forza delle ragioni, s’ingegnano, con divisioni e distinzioni improprie, con cavilli e strane interpretazioni di parole, di assottigliarsi e scontorcersi tanto che sguittischino e scappino altrui dalle mani, non si peritando punto di produr mille chimere e fantastichi ghiribizzi, poco intesi da loro e niente da chi gli ascolta; onde le menti, confusa ed oscuramente traportate d’uno in altro fantasma, quasi sognando trapassano d’un palazzo in un navilio, quindi in un antro o in una selva, e finalmente, al primo aprir degli occhi svanendo i sogni e per lo più la lor memoria insieme, si trovano avere oziosamente dormito, e senza nissun guadagno trapassate le ore.
La seconda cagione è che io desidero che l’Altezza Vostra resti pienamente e sinceramente ragguagliata di quanto è seguito in questo proposito: perchè, portando così la natura delle contese, quelli che