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attenenti al trattato ecc. 25


Ora intendasi, il detto piombo esser ridotto alla minima larghezza potente a sostenerlo, sì che non descenda: adunque in ogni minor larghezza di questa descenderebbe, ed in ogni maggiore quieterebbe. Or sia la minima larghezza, che vieta il descendere, quella, v. g., di un palmo quadro. . . . . . . . . . . . . . . . . .

Di più, essendosi già dimostrato che nell’aqqua non è renitenza veruna all’esser divisa e penetrata; ed essendo, di più, manifesto come, oltre al maggiore o minore eccesso di gravità, la figura altresì, più o meno spaziosa ed ampia, è causa della maggiore o minor tardità; io potremo con altro metodo ancora venire a dimostrare come la larghezza della figura non può in conto alcuno esser cagione di quiete in quei corpi solidi, li quali per l’altra causa, ciò è per la loro gravità, in figure più raccolte vanno al fondo.

lib. V, cap. 251.

afferma di sapere che il piombo in aria è più grave del ferro: ma se anco nell’aqqua, dice che Io crede; e lo prova, perchè i pescatori metton piombo e non ferro alle reti, e gli scandagli si fanno di piombo e non di ferro. E non comprende che se un corpo è più grave di un altro in aria, molto più sarà in aqqua; sì che due corpi, uno di ferro e l’altro di piombo, che in aria pesassero egualmente, in aqqua il piombo peserà molto più che il medesimo ferro. Più a basso, dice che non si potendo conoscer con la bilancia alcune differenze minime, come se il pallone gonfiato pesi più che sgonfiato, dice che, per venir in cognizione di simili differenzie minime, bisogna venire a esperienze più esatte che quelle della bilancia, e ne insegna 3: la prima è la velocità del moto; la 2a, il descrivere una linea più propinqua alla perpendicolare che va al centro del mondo; la 3sup>a è il dar maggior percossa. Vedendosi, dunque, tutto ’l giorno manifestissimamente che i palloni gonfi cascano con maggior impeto che sgonfi, e molto più a so perpendicolo, che sono segni ottimi di gravità, ed, in oltre, che più

1. alla minor minima — 6. dimostrato come che — 6-7. renitenza alcun[a] veruna — 19. molto più
  1. La citazione si riferisce all’opera Francisci Bonamici, De motu libri X etc., Florentiae, apud Bartholomaeum Sermartellium, MDXCI, pag. 485B.