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24 | diversi fragmenti |
Essendo che la natura non si muta punto nelle sue operazioni mediante le consulte degli uomini, a che proposito contrastar così aspra- mente fra di noi per vincere una nostra particolare opinione, ogni volta che noi non ottenghiamo più, o aviamo parte maggiore, nelle deliberazioni della natura, che quello che si avessero le dispute o controversie del Magistrato de’ 9 nelle resoluzioni del re della Cina? Le deliberazioni della natura sono ottime, une, e forse necessarie, onde circa di esse non hanno luogo i nostri o gli altrui pareri e consigli; né meno in esse hanno luogo le ragioni probabili: sì che ogni discorso che noi facciamo circa di esse o è ottimo e verissimo, o pessimo e falsissimo; se è pessimo e falso, bisogna ridersene e sprezzarlo, e non muoversi ad odio contro a chi lo produce; se è buono e vero, l’odio contro al suo prolatore saria impietà, perfidia, sacrilegio. E cosa da re il dire che la verità sta tanto ascosta, che è difficile il distinguerla dalle bugie: sta bene ascosa sin che non si producono altro che pareri falsi, tra i quali spazia la probabilità; ma non sì tosto viene in campo la verità, che, illuminando a guisa del sole, scaccia le tenebre delle falsità etc.
Dir che non sono bagattelle, più che la geografia, astronomia, etc.
Oltre a tutte le ragioni addotte per dichiarare come le figure non sono in modo alcuno cause del muoversi non muoversi, io credo di poterne addurre ancora altra demostrativa, dependente da principio verissimo, e posto e conceduto da Aristotile e da tutti; il quale è: Che le figure siano cause del tardo e del veloce, e più e meno secondo che le saranno più meno larghe1. Posto questo principio, intendasi una palla, per essempio, di piombo, la quale, sì per la sua gravità, sì ancora per la figura, andrà velocemente al fondo nell’aqqua; ma ridotta in figura piatta, se pure anderà in fondo, anderà più tardamente, e più e più tardamente quanto la sua figura si dilaterà più, sin che finalmente, per opinione degli avversarli, si arriverà a tanta larghezza, che più non descenderà, ma resterà in quiete.
- ↑ Prima aveva scritto, come si legge sotto le cancellature: «e che le figure, secondo che le saranno più larghe, di maggior tardità siano cagioni».