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22 | diversi fragmenti |
condo una tal figura, resti a galla, che poi, ridotto in altra figura (mantenendosi sempre l’identità di tutte le altre circostanze), vadia al fondo; perchè, se tutti i corpi che figurati di una figura stanno a galla, stessino anco (caeteris paribus) ridotti in tutte le altre figure, già sarebbe manifesto che. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Tutte le figure e di qualsivoglia grandezza, ma non di qual si voglia materia1, bagnate vanno al fondo, e non bagnate non vanno: adunque non la figura o la grandezza, ma l’asciutto ed il bagnato la qualità della materia2 son cagione dell’andare, o non andare, al fondo. Lo provo. Causa è quella, la quale posta, segue l’effetto, e rimossa, si rimuove l’effetto: ma posta o rimossa la figura, e posta o levata la grandezza, l’effetto non si muta, ma resta sempre l’istesso; ed, all’incontro, posto il bagnato, ne seguita la scesa, e levato il bagnato, si rimuove la scesa: adunque il molle e l’asciutto sono causa del descendere e del restare a galla, e non la diversità delle figure o delle grandezze.
Come diranno che una palla sia sostenuta dalla figura, se già il cerchio massimo è sotto e solamente resta scoperta piccolissima superficie?
Dui corpi che si toccano, stanno attaccati, e con difficultà si separano: ma se tra di loro medierà qualche corpo fluido e della medesima natura del resto dell’ambiente, facilmente, anzi senza alcuna resistenza, si allontanano più, succedendo l’ambiente.
Dirà l’avversario: Ecco una palla, ed una tavola, d’ebano; e questa resta a galla, e quella descende; adunque la figura ne è causa. Rispondo che no; ma la gravità. Provo. Causa è quella, che posta, etc.: ma sciemata la gravità, senza mutar le figure, ambedue, poste piano, resteranno, e bagnate andranno al fondo: adunque, non la figura, ma la troppa gravità, è causa dell’andare restare.