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di giorgio cortesio. 243

Concludiamo, adunque, che paragonando insieme la quantità con la qualità rispetto al mezzo, si ritroverà che la proporzione, come abbiamo detto, sarà disuguale.

Ma ritorniamo all’Autore, il quale contraddice ad Aristotile che argomentava così contro a Democrito: Che se una gran parte d’aria contenesse più parti di terra che una picciola quantità d’acqua, l’aria discenderebbe, per le molte parti di terra, più velocemente in giù che non farebbe l’acqua per le poche. A questo s’oppone il Galilei, dicendo non esser necessario che una gran mole d’aria, per la molta terra contenuta in essa, discenda più velocemente che la picciola mole d’acqua; anzi, per l’opposto, qualunque mole d’acqua dovrà muoversi più veloce di qualunque altra d’aria, per essere la participazione della parte terrea in spezie maggiore nell’acqua che nell’aria. E la risposta a quest’opposizione del Galilei sia oramai la conclusione di questo nostro libro.

Per lo che fare, si ha da distinguere la velocità in più modi: cioè o secondo il maggior moto in paragon del minore, o secondo la propinquità del fine, o la diversità del mezzo, o della figura, o l’eccesso delle gravità di diverse materie, o quello della gravità della medesima, o vero secondo quello della men grave in paragone della più grave ma ridotta in minima quantità. Ora di qual velocità di moto all’ingiù intendesse Aristotile nell’argomentare contro a Democrito, diciamo che egli parlò dell’ultimo modo, cioè dell’eccesso. Per pruova di questo, è da notare tre cose: la prima, che Aristotile parla di qualche moltitudine, ma non di ogni, perchè non fosse intesa ogni moltitudine in paragone di qualsivoglia minor acqua: la seconda è, che Aristotile non pone minor parte d’acqua di quella d’aria, ma assolutamente dice «poca», acciochè non fosse presa poca in paragone di qualsivoglia maggior parte d’aria; perchè, dicendosi «poca», si potrebbe intendere ancora una gran copia, come interviene per lo più ne’ paragoni: la terza cosa finalmente è, che Aristotile non congiugne la voce greca corrispondente alla dizzione poca con l’articolo. Per la cognizione di che, è da sapere che l’articolo significa o la idea universale delle cose differenti da essa, come insegna Ammonio nel libro Della interpretazione; o vero il proprio e diterminato, a differenza dello ’mproprio; o vero significa, ma di rado, cosa detta in universale ma ristretta al particolare, come afferma Magentino nel libro della Priora, dove Aristotile dice «il piacere non esser buono», ed in questo modo conviene con la voce che è senza articolo propriamente, se bene con l’articolo si dice impropriamente. E però Aristotile in questo luogo non piglia ogni poca acqua, ma qualche poca, per non concludere come il Galilei, che conclude: «Adunque ogni maggior parte d’aria si muoverà più velocemente che la minor acqua»: la qual conclusione se Aristotile facesse, contraddirebbe egli stesso a’ suoi dogmi, tra’ quali uno è che il più grave debba più velocemente muoversi, intendendo più grave o secondo diversa materia o secondo la medesima. Il che si dee prendere in proporzione, poiché qualche volta avviene il contrario, cioè quando non si piglia la prò-