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230 operetta intorno al galleggiare ecc.

esser bagnata; e pure, parendo miracolo che ritornando dal fondo non abbia ad essere bagnata, non rende la ragione di tale effetto; e pure poteva dire, non essere più interamente bagnata: quinto, equivoca nel dire che la medesima aria la porti in su; perchè se intende dell’elemento, questo è il medesimo; se intende della parte, come lo può sapere? né si può conoscere una parte dall’altra in tanta quantità d’aria mescolata. Ma tralasciando tale esame e venendo alla causa, dico che ogni corpo nel muoversi, se vince l’impedimento che trova innanzi, lo porta seco; altrimenti, resta impedito e fermo: perchè, adunque, spignendo in giù il bicchiere, si caccia dal proprio luogo tanta quantità di acqua quanta importa la grandezza del bicchiere e l’aria contenuta in esso, nel trarre fuori il bicchiere io ritorna l’acqua al luogo suo e l’aria anch’ella ricerca il suo; e così mandono per violenza in su la palla, come anche possono mandare il bicchiere in su, se non si rivolta per coltello.

Il secondo esempio è che, se tufferemo nell’acqua qualche corpo, nel trarlo fuora ella lo seguita. Si risponde che l’acqua non seguita quel corpo per ragione del contatto, ma perchè, avendo quel corpo, per quanto è la sua grandezza, levato l’acqua dal proprio luogo, necessario è che, ritirandosi, l’acqua sottentri, acciò non resti il vacuo. Oltre che, questo non fa a proposito, disputandosi solo come l’aria sostenga: anzi tale esempio averebbe dimostrato come l’acqua tiene, se per il contatto un corpo tenga l’altro; e pure l’Autore attribuisce all’aria il tenere per ragione del contatto e lo niega dell’acqua, se bene più difficilmente si separano i corpi dall’acqua che dall’aria, perchè li sarebbe forse pericolo di levare la contiguità in universale, ma non nell’aria, poiché subito toccherebbe l’acqua, come l’aria tocca l’aria ne’ moti, non solamente ritenendo, ma di più spingendo. In che, adunque, tal esempio gli può giovare l’e che vuole concludere?

Il terzo esempio è de’ corpi solidi, li quali «se saranno di superficie in tutto simili, sì che esquisitissimamente si combacino insieme, né tra di loro resti aria, che si distragga nella separazione e ceda sin che l’ambiente succeda a riempire lo spazio, saldissimamente stanno congiunti, né senza gran forza si separano». Si risponde, primo, che la disputa è dell’aria contigua al solido, e non di due solidi; che separandosi difficilmente, non però ne segue che si separi con la medesima difficoltà l’aria dal solido, come si vede chiaramente per esperienza: oltre che né questi solidi, per tal difficoltà, uno toccando l’altro lo sospende, ma ben lo trattiene alquanto fin che per moto, che ha bisogno di tempo, entra l’aria, per pericolo del vacuo vero della contiguità universale. E’ ben vero che può assai qualche simiglianza, dalla quale nasce l’amor naturale nella natura; e segno manifesto è die non in tutti li contigui esquisitissimamentc si fa tale difficoltà, e pure da tutti è desiderata nel medesimo modo la contiguità universale. Basta che tra l’aria e ’l solido non interverrebbe tal pericolo, né è nessuna simiglianza; ed anche che fosse, niente fa al proposito nostro. Ma questo appartiene ad un’altra materia.