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di giorgio cortesio. 229

profondarsi, sì che, parte per essere spinto in giù dall’acqua, come alieno dalla natura acquea, parte per essere in moto, per il qua! più aggrava, ed anche per mutare la figura, descende più presto: e non avyien questo nella materia notabilmente meno grave dell’acqua, perchè sì come l’acqua spigne in giù le cose più gravi, così caccia in su le cose più leggiere, tanto per evitare il vacuo, quanto per il desiderio dell’unione; dove notabil cosa è il vedere nel medesimo corpo una pugna di chi lo spigne e di chi resiste. Ma se la materia sarà poco meno grave e che per esperienza vada al fondo, come io ho sentito da molti degni di fede che i legni da navigare in Germania, collegati con chiodi di legni e senza ferro veruno, pieni di acqua vanno al fondo; io non vi saperci trovare altra ragione che quella del Signor Buonamico.

Quanto alle più gocciole che, avendo maggior gravità d’una sola, non mandono al fondo la tavoletta, e che l’una, bagnando tutta la superficie della tavoletta, l’affonda; fu risposto innanzi: e però si dice che non fa la maggior gravità al profondare il solido, ma il trascorso dell’acqua sopra esso lo fa andare in giù; per che quelle gocciole, mantenendosi qualche poco di siccità sopra la tavoletta, non la manderanno mai al fondo. Ed è da considerare come l’Autore all’opposizione che ha dato centra la risposta che la tavoletta bagnata andassi al fondo per il desiderio delle parti superiori dell’acqua d’unirsi con l’inferiori, non fu vero che, se concludesse la risposta degli avversari, anco le inferiori parte d’acqua spignerebbono in su la tavoletta: perchè l’acqua per sua natura non ascende mai; oltre che, le parti hanno bisogno del tutto, e non il tutto delle parti; massimamente che le parti elementari rimanendo in più perfezzione che le parti degli animali, non sono tanto desiderose del tutto, perchè senza quello godono le loro operazioni perfette; e però il tutto non ricerca le sue parti, rimanendo anco questo perfetto senza quelle, per la medesima ragione.

Forse alcuno di quei signori etc. [pag. 101, lin. 35 e seg.] Innanzi che risponda, notisi che i principii messi dall’Autore nel principio del suo trattato saranno di poco valore: perchè se l’aria ritiene le cose più gravi dell’acqua, la conclusione non è per m se, ma per accidente; ma i principii d’Archimede parlano per sè; adunque è difettosa l’opera del Galileo, e più tosto contraria a’ principii che favorevole. L’Autore in questa materia va dimostrando la retenzione dell’aria con tre esempi: il primo è che una palla di cera asciutta va a galla, e bagnata, aggiuntovi un poco di piombo, va al fondo; e di poi, sollevata dall’aria del bicchiere spinto in giù rivolto, sta a galla. Per risposta s’ha da notare contro l’Autore, primo, che egli non vuole che l’aria operi su corpi bagnati, e ora dice che l’aria porta in su la palla bagnata: secondo, erra volendo che l’aria sola la porti in su; e pure tale effetto appartiene principalmente all’acqua, che muovendosi muove le cose in essa; anzi l’aria si porta dalla terra e non porta la terra: terzo, noi disputiamo se l’aria per contatto sostiene; ed egli va mostrando che porta per moto: quarto, che la palla bagnata va al fondo per