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228 operetta intorno al galleggiare ecc.

immaginare; perchè Aristotile, nel secondo delle Parti de gli animali, pone tre modi di composizione, una de gli elementi nel misto, l’altra delle parti similari, e la terza delle dissimilari; poi, nel dichiararli in quel luogo, non fa mai menzione alcuna di questa nuova composizione; nè meno niuno de gl’interpreti suoi nel distinguerla ne’ tre modi, cioè di potenza e d’atto e di cose perfette, le quali o si fanno per aggiunzione o per mistione o per mescuglio o vero secondo la concorrenza delle parti discrete in un line, come la città che si compone di cittadini e l’universo delle sue parti, se bene che sia tale detta impropriamente composizione. E che questa cotal composizione non sia, dimostriamolo in poche parole. Perdio nella composizione è qualche unione, è necessario che consideriamo quattro io cose: cioè la causa, le parti, il fine e ’l tempo. Quanto alla causa, non si ritrova: perchè chi le compone? Le parti come possono convenire insieme, essendo in tutto e per tutto contrarie? Il fine, che deve esser comune alle parti mediante la composizione, dov’è, se una tiene e l’altra sta a galla? queste non sono di verse? Il tempo, se non si può mai l’aria disgiugnere dalla tavoletta, per non darsi il vacuo, ove si ritrova? Diciamo, dunque, non essere composizione veruna tra l’aria e la tavoletta.

Dice l’Autore più di sotto, esser falso che la tavoletta vada al fondo in virtù del nuovo peso, perchè l’acqua nell’acqua non ha gravità veruna. Si risponde: Che l’acqua non porti gravità, si può intendere in due modi: o immediatamente, cioè quando l’acqua con l’acqua è unita, e così sarà vera la proposizione: perchè la naturale inclinazione è desiderio del proprio luogo; conseguitolo, si quieta e, per conseguenza, non aggraverà più innanzi, sì come il saziato non desidera più il cibo, come nota Simplicio. È pur vero che l’elemento nel suo luogo aggrava secondo l’attitudine: e così intese Aristotile quando disse che tutti gli elementi, fuor che il fuoco, aggravano nel proprio luogo; male inteso e peggio ripreso da Tolomeo.

s’intende la proposizione mediante un altro corpo, e così riuscirà Msa: perchè a questo modo non meno aggrava l’acqua nell’acqua che qualsivoglia altro corpo; (3 [)Cì* tanto si sommerge il vaso, avendo dentro acqua, come se avesse piombo o sasso: e la ragione forse è questa, perchè in tal caso la gravità del vaso e la m gravità dell’acqua diventa una gravità che supera quella dell’acqua, nella quale per questa causa si profonda.

Replica l’Autore, che «non è la gravità dell’acqua contenuta dentro al vaso quella che lo tira al fondo, ma la gravità propria del rame, superiore alla gravità in specie dell’acqua: che se il vaso fusse di materia men grave dell’acqua, non basterebbe l’oceano a farlo sommergere». Replico anch’io, non esser vero che la gravità propria del rame lo tiri al fondo; perchè, rispetto l’estensione ed assottigliazione del solido fatta dall’artefice, s’è in tal modo indebolita la forza, che non può sommergersi, e così il più forte per natura è diventato per arte più debole; aiutato poi dalla gravità dell’acqua infusa, subito comincia a