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216 operetta intorno al galleggiare ecc.


Prova che l’aria non potrebbe comunicare la leggerezza alla parte terrestre.

La comunicanza è, o per natura, o per participazione, o per arte, o ver per uso. L’aria non può comunicare la leggerezza alle parti terrestri per natura, perchè la tavoletta non è trasmutata nell’aria. Nò per participazione: perchè non possono gli elementi comunicar gravità o leggerezza se non mediante le qualità alteratrici, come sono le quattro prime degli elementi; e però non è cosa leggiera, che non sia aria o fuoco o cosa che abbia predominio da queste. Nè per uso: perchè l’uso non si comunica, ma si fa da sé. Non per arte, propria degli uomini. L’aria, adunque, non può in guisa alcuna tale comunicare la leggerezza alla materia grave.


Discorso Quinto.

Che la figura sola fa galleggiare il solido.


Per cognizione della verità di questa proposizione si ponga, in prima, che niuna sustanza in questo mondo sollunare opera se non mediante gli accidenti che sono convenienti alla sua operazione: in quella guisa che avviene all’artefice che ricerca gli strumenti accomodati alla sua opera, che, non gli conseguendo atti, ne viene in quella più tosto impedito che apperfezzionato; quantunque l’azione convenga più all’agente primario che al secondario, come Aristotile insegna nell’ottavo della Fisica, dicendo che la causa secondaria non opera per virtù propria, ma per virtù della primaria; e per questo nello stesso libro dice che ’l primario agente è più nobile del secondario. Per lo qual fondamento è necessario che la natura, la quale è produttrice de’ moti, adoperi qualche strumento, senza il quale non opererebbe. E perciò Aristotile, nel sesto della Fisica, per la quarta condizione necessaria al moto: Che ’l mobile fosse quanto e passibile.

Secondo fondamento più particolare pogniamo. Se gli elementi si deono muovere, conviene che abbiano qualche figura. La figura è quantità terminata da superficie d’una o più linee; e questa è quantità continua e figurata. E perchè abbiamo detto che, se lo stromento sarà atto, concorrerà all’operazione, e se no che la impedirà più tosto; sarà ancora manifesto (essendo la figura strumento), che se ’l mobile l’avrà conveniente a dividerne il mezzo, facilmente egli se ne discenderà più veloce, e se disconveniente, non solo discenderà con tardità, ma gliene sarà bene spesso impedito interamente il moto.

Là onde, per esplicare la facilità o difficultà del mezzo, si ha da notare, nel terzo luogo, che, quanto al mobile, tal differenza nasce dall’essere più e men grave, come Aristotile nel quarto del Cielo afferma, dicendo: «Se la virtù della gravità supererà la resistenza del mezzo, discenderà più velocemente all’ingiù; ma se sarà più debole, soprannuoterà il mobile che avrà tal gravità»: e quanto al mezzo,