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214 operetta intorno al galleggiare ecc.

cosa ninna opera senza il fine della natura, tutte le cose di alcuna e per qualcuna facendosi; perchè Platone, nel dialogo Della natura, distinguendo le cause in due, una chiamò necessaria e l’altra divina, ponendo quella necessaria che opera per li mezzi, in quanto senza questa non si può conseguire il fine, e nominò poi il fine divino, come ottimo e simigliante alla causa prima, per il quale tutte le cose, che sono mezzi, s’incamminano; donde viene che nessuna opera contro la intenzione naturale né contro l’altra, se non per utilità propria o comune, e perciò l’una non vuole la distruzzione dell’altra. Concludiamo per tanto che, se l’aria avesse da natura il ritenere in figura piana o in concava le materie terrestri, ne seguirebbono molti assurdi: perciochè questo contraddirebbe principalmente all’ordine di natura, alla intenzione dell’acqua quanto all’ordine, non quanto alla divisione; contradirebbe alla natura terrestre, e, quel che sarebbe inconveniente maggior di tutti, la stessa aria arebbe contrari desiderii in un istesso tempo, parte volendo toccare l’acqua per la somiglianza che ha con essa, e parte volendola ritenere per l’affinità; onde seguirebbe che, per la contrarietà d’appetiti naturali, anche avesse contrarie nature l’aria: ma se l’aria è contraria secondo la caldezza e umidità alla materia terrestre, la scaccerà più tosto che terrà, perchè ogni cosa più tosto vuole essere con il suo simile che con l’inimico.

Sia, di più, che se, data molto maggior quantità dell’aria che della terra, vince la terra, per essere molto densa, anzi serva la sua gravità nell’aria, con questo che resista alla divisione la medesima aria; come, adunque, sarà possibile che per contatto solo abbia a vincere la terra nell’acqua, e impedirla dal proprio luogo, una minima e così debole virtù, di natura molto rara e dissipabile? E di poi, se poca aria sostiene poca parte terrestre, come aria, l’aria adunque che circonda la terra la sosterrà tutta; che ne seguirebbe che la terra non fusse nel proprio luogo: ma pur vi è: adunque la terra non è sostenuta dall’aria, e, per conseguenza, l’aria non sosterrà. Né meno farà questo una parte di essa; perciochè quello che ha una parte di essa per natura, l’averà ancora il suo tutto.

Ed anche: ogni potenza la quale non viene all’atto, è invano; se adunque tal potenza è naturale, sarà invano nell’altra aria, poi che non tien mai tal materia.

Si dirà con ogni ragione che non è corpo, nel mondo, fatto unito che desideri esser diviso; anzi, cosa che si divide è divisa da altra, e nessuna cosa è divisa da sé medesima. Ora, presupposto questo, domando se l’acqua resiste dividendosi: se non, adunque non sarà corpo sullunare, perchè il corpo, come corpo, mai si divide da sè; se resiste, dunque l’aiuto dell’aria è invano, perchè se l’aria può sostenere certi corpi sottili, non sarà impossibile che l’acqua, corpo molto più sodo in suo paragone, possa sostenere alcuni corpi deboli senza l’aiuto di essa, e, come più soda, abbia a tenergli molto maggiori di quelli.

Sia la prima esperienza tale. Pongasi nell’acqua un vaso, di qualsivoglia mate-