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212 operetta intorno al galleggiare ecc.

modo suo nimico, mediante la siccità e la gran freddezza della terra, che, se bene non contraddice a quella dell’acqua, gli è nulla di meno contraria, in quanto la gran freddezza della terra porta seco gran siccità, che muta la natura o almeno l’altera molto, quando però è meno, come nel ghiaccio si vede, perchè Alessandro nel libro primo delle Naturali Quistioni disse l’acqua mancare più di suo essere per la perdita dell’umido che del freddo, perciochè ella patisce, per passiva qualità che non vuole, come corpo, né meno patir la sua divisione: come abbiamo già detto. Ma da questo fondamento nasce via più maggior maraviglia, perchè il corpo più grave non conseguisca il proprio luogo, ma si stia sopra l’acqua. La qual cosa Aristotile considerando, solve riducendone la causa alla io ligura piana, come quella del quattrino o della tavoletta d’ebano. La riferisce, dico, a una certa resistenza dell’acqua, non superata da quella: la qual resistenza è di due sorte; una, che, ritardando alquanto la vittoria all’inimico, è alla fine superata; e l’altra, che non è superata. Questa seconda si fa tra l’acqua e la materia terrestre in due modi: uno, per ragion della figura del solido, il quale, per aver le sue parti distese, è debole; e l’altro per la sua minima forza, per la quale non può vincere le forze inferiori: e questo secondo modo non toglie il detto d’Aristotile e d’Archimede, se bene in astratto, come di poi diremo, che parlano secondo il proprio modo del favellare, cioè che, data la medesima proporzione del più e men grave, il più grave supera, e ’l meno no. Li contrario, la seconda resistenza è molto sproporzionata, e non fa niente in questo caso. Torno adunque a dire, che chi conoscerà la resistenza del mezzo, non avrà difficultà a intendere in qual modo le cose gravi galleggino, come si è di già detto: ma chi non conosce questa resistenza, è necessitato riferirne la causa all’aria; e la ragione è, perchè se l’acqua solamente cede, e non resiste alle parti del solido, non potrà sostenerlo, ma cederà alla sua sommersione; sarà, dunque, altra la causa che la sosterrà e questa sarà l’aria, concluderà un cotal bello ingegno. Ma all’incontro, se si farà manifesta la verità della resistenza, come s’è fatto in parte e come la esperienza dimostra, cioè che ’l quattrino non istà in aria ma in su l’acqua, si conoscerà che F acqua lo sostiene perchè non può da forze minori dello so sue esser divisa, tenendosi ella forte, come si vede, e non cedendo solamente.


Discorso Quarto.

In qual guisa l’aria, sia non sia vera cagione di far galleggiare il solido.


Nega finalmente al tutto il Galilei che la figura possa far galleggiare solido alcuno, e s’oppone ad Aristotile che afferma che ella il possa fare in alcuni. Ed in questo mi pare che l’opinion sua pur contraddica allo sue proprie ragioni: perchè, secondo lui, ancora l’aria non fa galleggiare i solidi in ogni sorte di figure, ma in alcune particolari solamente; onde, conseguentemente, ancora è ne-