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di giorgio coresio. 205

che ’l freddo non condensava il ghiaccio come l’altre cose; o vero egli intendeva, il ghiaccio non essere rarefatto propriamente, ma accidentalmente.

E cominciando dal primo modo della distinzione, sarò breve, sì perchè la cosa è assai ben manifesta, sì perchè queste materie sono diffusamente trattate da altri. Ma non per tanto tralascierò le descrizioni d’Aristotile del caldo e del freddo, nel secondo libro della Generazione e corruzione, ove dice: Il caldo è quello che congiugne le cose del medesimo genere, o vero quello che disgiugne le cose del diverso; e ’l freddo è quello che congiugne tanto le cose del medesimo genere, quanto quelle del diverso. Ma è da notare intorno a tale descrizione, che se bene la cera con la pece e li medicamenti e altre simiglianti cose, tra loro diverse, si congiungono insieme dal caldo, basti che egli fa ancora questo, secondo gl’interpreti d’Aristotile, per ragion di qualche simiglianza: e ’l medesimo ristrigne ancora qualche volta per accidente, discacciando le cose umide, come per accidente e non propriamente nel fango avviene, cioè non per la virtù dell’operazione, ma per la disposizione della materia che, avendo poca umidità e quella cacciata dal sole, viene a condensarsi. E venendo alla descrizione del freddo, egli, quantunque propriamente congiunga le cose tanto del medesimo genere, quanto quelle del diverso, nientedimeno disgiugne ancora per accidente, scacciando le cose sottili: come si vede nello ’nverno, che, mediante il costregnimento del gran freddo, vengono premute le lagrime da gli occhi; dileguandosi nel medesimo modo, per lo agghiacciamento, le parti sottili dall’acqua. Ma torniamo alle descrizioni d’Aristotile, che non è da dubitare s’elle sian vere: perchè, elevandosi dalla terra e dall’acqua, riscaldati da’ raggi del sole operanti la rarefazione, due aliti, esalazione e vapore, le parti della terra per cotali ragioni divengono rade e si convertono in esalazioni fumose; il vapore, per lo contrario, levato in alto e congelato dal freddo e per la gelazione condensato, si fa pioggia o rugiada brina o grandine o neve. E simigliantemente dal caldo s’allargano i pori ne’ corpi degli animali, e li medesimi dal freddo, per contrario, si ristringono; e queste, con altre simili cose, sono manifeste al senso: come anche è manifesto, la cera liquefatta, rappigliandosi dal freddo, unire mescolatamente insieme sassetti e altre simili materie, le quali sono poi dal caldo disunite. E questo è sì chiaro, che se alcuno lo volesse negare, negherebbe, oltr’alla ragione, ancora il senso; principalmente considerando che le nature, le quali hanno queste operazioni, sono tali, cioè che il fuoco e l’aria sono rari e perciò rarefanno, e l’acqua e la terra sono densi e perciò condensano, e ciascuno di questi dà solamente quello che ha, e non mai quello che non ha. Onde Simplicio, nel cemento 70 del terzo del Cielo, dice a questo proposito eccellentemente in questa guisa: < e simigliantemente e li Pittagorici, ricorrendo alle figure piane, e stimando le figure e le grandezze essere le cause del caldo e del freddo; imperciochè quelle che sono disunitive e divisive ritenevano senso di caldo, e quelle che univano e condensavano ritenevano quello del