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ALL’ILLUSTRISSIMO ED ECCELLENTISSIMO SIGNORE

PADRON MIO COLENDISSIMO,

IL SIGNOR PRINCIPE

DON FRANCESCO MEDICI.





Il desiderio, che ho sempre avido, di corrispondere con qualche virtuoso effetto all’obbligatissima mia servitù verso il Serenissimo Gran Buca suo fratello, mio Signore, m’indusse a formare, come ho fatto, il presente Discorso intorno al galleggiare de’ solidi secondo l’opinione d’Aristotile, per l’occasione che già diedero di ciò le superle machine fatte nelle reali nozze dell’A. S, e la continuata favoritissima sua protezione verso di me, dedicandolo a V. E. pubblicarlo, cioè porgere al mondo la fatica mia stabilita ed illustrata con l’autorità e splendore di Lei, La quale con ogni riverenza supplico ad accettarlo, e per fare questo nuovo onore, che e grandissimo, all’ossequentissima devozione e servitù che le tengo, e sì per accrescere l’ardire a quelli che la riveriscono di spendere allegramente il tempo a benefizio universale con lodevoli fatiche. E riverente all’E. V,, Le prego ogni contento da Chi può dar ogni bene.

        Di Firenze, il dì 10 di settembre 1612.

             Di Vostra Eccellenza

Servitore devotissimo e umillissimo

Giorgio Coresio.