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di accademico incognito. | 195 |
suo luogo»; adunque, grave assoluto doverà esser quello che non si può muovere dal suo luogo, etc. Veggasi il luogo, e seguasi la lettura per altri particolari.
se scrive il Bardi1, si potrà dire che nel domandarmi alcuni suoi dubbi conformi alla sua età, cioè puerili, gli è occorso sentire risposte tali, che benissimo possono satisfare alle Considerazioni dell’Accademico.
Non poteva l’Accademico difendere Aristotile senza impugnar tutto quel che dice l’Autore.
Nota. Il fuoco, mentre è in piccolissimi atomi disseminato per l’acqua, lentamente sale in quella; come anco la arena impalpabile lentamente vi scende: ma quando, per la gran multiplicazione, moltissimi atomi si congiungono, vien con velocità grande e fa il bollore; come anco, attaccandosi insieme innumerabili atomi di terra, si fa la belletta o fango, che velocemente cala nell’acqua. Non però resta di esser torbida, perchè non tutti si attaccano: così l’acqua non resta d’esser calda, perchè non tutti gli atomi ignei si uniscono e fuggono. Chi nell’acqua torbida o vino torbido metterà materie che lentamente vi descendino, come piallature di legno, chiara di uova sbattuta e simili cose (e più operano nel vin bianco che nel rosso, perchè tali cose più lentamente vi scendono, essendo più grave), presto lo chiarirà; perchè, nel passar, portano seco gli atomi della torbida più presto che da per loro non farebbono. Nello scaldarsi l’acqua, gli atomi ignei montano alla superficie, e, nel volere passar nell’aria, vengono ritenuti in copia grande dall’acqua aderente, come nello scender per l’aria molti corpuscoli si fermano su l’acqua per l’aderenza dell’aria, li quali poi, separati, s’affondano: e però l’acqua è più calda presso
- ↑ Giovanni Bardi, che effettivamente tenne un discorso in Roma intorno a questo argomento e lo diede alle stampe, dedicandolo al Principe Federico Cesi, col titolo: Eorum quae vehuntur in aquis experimenta a Ioanne Barbio fiorentino ad Archimedis trutinam examinata. IX. Kalend. Iul. Anno Domini M. DC. XIV. Romae, ex Typographia Bartholomaei Zannetti. M. DC. XIV. Superiorum permissu.