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di accademico incognito. |
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quale quella è che il corpo maggiore e più grave più velocemente si muova, si potrebbono dir sopra ciò più cose. 1. Primieramente, si potrebbe addurre che forse chi ne facesse esperienza da qualche luogo molto alto o sopra l’acqua, trovarebbe la proposta esser vera, ma da un luogo di corta distanza e sopra il sodo ciò non apparisca, per la insensibilità della differenza. Ciò esser vero si conferma, vedendosi da gli occhi nostri, quanto più grave sarà il peso cadente dal luogo alto, altrettanto gravemente percuotere e più profondamente giù ficcarsi nella terra. Appresso, è grandemente da notare, ogni resistenza esteriore avere in sé una latitudine finita, con la quale ben potrà resistere ad una determinata forza, come, per esempio, diremo di otto gradi, ma da ogn’altra forza maggiore verrà superata; e, per conseguente, in riguardo della estrema sua resistenza tanto prevarrebbe una forza di dieci gradi quanto un’altra maggiore, di quindici, sì che, in quanto all’eccesso, così velocemente si moverebbe quella di dieci quanto questa di quindici. Nel 3° luogo, si potrebbe dire che
Aristotile ciò affermò considerando il grave come motore ed il mezzo come resistente: ma perchè la pietra, per esemplo, è non solamente motore dividente il mezzo, ma ancora è lo stesso mobile, perciò la sua regola, applicata alla materia, riceve qualche eccezzione; e così in tanto di tempo si muoveranno quattro quarti d’una pietra disgiunti, come se fossero uniti; poiché quanto il corpo è maggiore, tanto più cresce insiememente la virtù interna della gravezza e la interior resistenza e l’intervallo del mezzo: ma supposta la parità dell’altre cose e l’astrazzione geometrica da ogn’altro rispetto, e solamente la resistenza esteriore considerando, il corpo più grave e maggiore si muoverebbe più velocemente. E con questi fondamenti e dichiarazioni pare che venga risoluta a bastanza ogni obbiezzione che far si potesse centra Aristotile, e si sia dimostrato l’ordine e la verità della sua dottrina, come noi avevamo promesso.
f. 72 [pag. 139, lin. 26]: Finalmente, a quel che si legge) Concludiamo, dunque, per le sopradette considerazioni, la gravità, come proprietà nascente dalla forma, essere istromento prossimo del moto; la figura, come corporeo accidente congiunta al mobile, e la resistenza del mezzo, come di cosa esteriormente richiesta, concorrere alla maggiore o minor tardità del moto locale e talvolta impedirlo del tutto, e, per conseguente, esser bastevol cagione della quiete e del galleggiare: e perciò lo inventare e ricercare altre cagioni ed aiuti aerei, oltre a che questi ancora dependerebbono in gran parte dalla figura, deve stimarsi invenzione più tosto sottile ed ingegnosa che necessaria e vera. Però, rimettendo il tutto al giudizio de gli intendenti, porrò fine di più il tempo spendere in sì fatte materie, poiché troppo sono oggi lontane dalla mia professione e dalle mie occupazioni, ed acciochè con la soverchia lunghezza, ove noi cerchiamo diletto, non forse noia ci recassero queste frivole Considerazioni: le quali per avventura si potrebbono con avviso più savio appellarle ciance, per non usar qui, oltre la costumatezza filosofica, qualch’altro più sconcio