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di accademico incognito. 177


Signori, la prima conseguenza arme è dello stesso Aristotile; e nel riprovar il conseguente, confondendosi il fondo con la superficie ed il salire con l’ascendere si commette la solita fallacia, di sopra a bastanza scoperta. Ma finiamo ormai di più tanto puntalmente loicare e filosofare; nelle quali arti, come che molti anni io impiegasse della mia giovanezza e sempre dilettato mi sia de’ loro nobili studi, poco però n’appresi; e già gran tempo da altre cure ritenuto. Iddio voglia che almeno de’ lor primi elementi io sappia o possa pure ricordarmi: oltre a che, il tanto a lungo raggirarsi intorno alle faville e accesi carboncelli di Democrito troppo ne riscalda, e la noia accresce della state. Però stacchiamoci da lui, dicendoli piacevolmente che allora verremo nella sua opinione, che l’acqua si trovarà calda[68] e cotti se ne trarranno i pesci.
f. 68 [pag. 135, lin. 30-31]: Noi non ci sappiamo staccare dalla equivocazione) Volendo l’Autore tassare gli avversari di parlar equivoco, la verità l’induce a dire Noi, come in effetto anch’egli vi cade dentro in diversi esempi e ragioni che adduce, come particolarmente fa qui appresso nell’argumentare dal diviso al composto.
f. 71 [pag. 138, lin. 6]: Ma, tornando ad Aristotile) Signori peripatetici, ormai non è più tempo da badare alli scherzi. Qui s’offende l’onore e lo stato del vostro principe. Già l’Autore a bandiere spiegate ne viene ad assalire animosamente la rocca della dottrina peripatetica, sin ora invincibile e gloriosa. E benchè questi ed altri sì fatti argumenti altre volte che ora sieno stati portati a campo centra di lei, nondimeno sono sempre rimasti rotti e sbaragliati da diversi valent’uomini, come, tra’ moderni, particolarmente dal Sig. Buonamico, citato nel Discorso, e dal Piccolomini, citato di sopra, nel 2 de gli Elementi, dal cap. 23 per altri seguenti. Nondimeno l’apprezzare in ogni tempo i nemici e non lassar che s’avanzino troppo di animo né di forze, fu precetto militare molto laudato, massimamente quando sono pronti di lingua, d’ingegno acuti, sottili nell’invenzioni e cupidi di gloria. Chi sa che molti giovani, d’ingegno vivace e curiosi di sapere molte cose, allettati dalla novità della dottrina[69], non si disviassero incautamente dalla strada piana e sicura della filosofia peripate30 tica, ad altra nuova, piena di rivolgimenti, e che sotto diverse facce rappresenta tutte le cose dell’universo? Troppo perderebbono di frequenza gli Studi e le scuole publiche, e poco sarebbono ascoltati i grand’insegnatori che hanno Ari-

[68] l’acqua si trovò calda nel principio di questo libro, avanti che ’l freddo ambiente scacciasse le parti calde e più tenui, per detto dell’Accademico. )(1 [69] questo è un contraddirsi2.

  1. Il segno rimanda al passo che è a pag. 154, lin. 2-3.
  2. La postilla è riferita, con una grappa in marigine, alle lin. 19-21 e alla lin. 28.