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di accademico incognito. 175
sopra già noi abbiamo discorso. Ma però, coeteris paribus, in quanto alla crassezza del mezzo e alla forma della figura si può lo stesso effetto inferire nell’ascendere dell’une che nel discendimento dell’altre.

f. 62 [pag. 129, lin. 1-2]: ma le lunghe e sottili, come un ago) Ancora un ago può esser nella sua specie tanto grosso e pesante, che vada al fondo. E Aristotile riguardò forse più a gli artifizii delle machine, che a lavorii di seta delle femine. Oltre a ciò, la figura larga è diversa molto dalla figura lunga, come è la linea dalla superficie<smaller>[66]</smaller>. Ma ch’un piccolo ago e piccolo globicciuolo di ferro o di piombo, posti leggiermente nell’acqua, se ne restino a galla, non è cosa da maraviglia <smaller>[67]</smaller>: perciocché alla loro piccola gravità e densità, benché l’acqua, come liquida, le ceda alquanto, pur resiste che più oltre non calino, come a peso che poco può operare a dividerla, se aiuto non ha di qualche moto gagliardo che la percuota e la ferisca. Ancora una palla grave violentemente tirata ricevendosi destramente con una tal soave cessione, veruna offesa se ne sentirebbe; dove se la mano andasse ad incontrarla o ferma le si opponesse, ne riporterebbe dolorosa percossa. Parimente, i sottilissimi atomi di terra o altre piccole cose si trattengono per lo mezzo dell’acqua e dell’aria, benché alla fine pur se ne discendino a basso, poiché ancora con la lunghezza del tempo la gocciola fora la pietra. In somma, data la stessa qualità di mezzo e la stessa virtù motrice con le stesse proporzioni, si darà ancora pari velocità o tardità ne’movimenti all’insù e all’ingiù e in ogni altro. Là onde da uno o da altro esperimento che si vedesse in contrario più tosto si può conghietturare un concorso di alcune circonstanze particolari varianti l’effetto, che medianti quelli negare l’altre sperienze e li molto forti motivi per li quali chiaro si mostra non esser falsità nella nostra opinione nè aver alcuna necessità il filosofo di prendere in prestanza alcuna leggerezza dall’aria. Perciò forse Aristotile, da vero e destro filosofante, se ne stè sodo nella già fatta considerazione, e molto cauto fu a non moltiplicarci gli esempli, per non isporci a pericolo di urtare per isciagura in qualch’occulto scoglio; come in specialtà occorre nell’esempio dell’aria, la quale chi non sa ascendere più velocemente per l’acqua che nella propia regione? posciachè gli elementi naturalmente non si muovono se non quando fuori sono del propio luogo, al qual gli spinge la loro intrinseca natura, e colà poi termine pone al moto loro dove la pace godono e si quietano. Ed in quanto all’esperienza addotta dell’uovo, 69 [pag. 136-137], per avventura non sarebbe gran fatto che dalla salsedine e dall’esalazioni che sono nell’acqua marina, o da altra agitazione del mare, l’uovo si sollevasse: poiché messo in un vaso pieno di acqua, o sia salsa o no, mai non viene a galla.

[66] Cattivo geometra.

[67] l’Autore non si è maravigliato di questo, ma sì bene che Aristotile non lo sapesse.