ma crescendo innanzi col piè sinistro ed alzando la sinistra mano alla parata, ribattendo nel secondo terzo Fanne nemiche, nego la minore; e nello stesso tempo, chinando il destro ginocchio, pongo leggiermente con F altra mano la piastra di piombo dentro a gli arginetti dell’acqua sopra la tavoletta d’ebano, senza però toccare nè questa nè quella; e tosto sospinta l’aria quivi rinchiusa, questa fuggendo se no ritira nel suo elemento ed abbandona la tavoletta; la quale nondimeno restando salva sopra l’acqua, già la figura tutta galleggiando grida: Vittoria, vittoria
[64].
f. 43 [pag. 110, lin. 14]: ma d’ogni maggior grossezza) Crescendo ancora la gravità, cessa ancora la proporzione della resistenza a quella; ma allargata la figura io nella medesima grossezza, più facilmente galleggierà: ed ecco quello a che giova la figura con la gravità del figurato o con la densità del mezzo in certa proporziono, astraendo con F imaginazione matematica da tutte l’altre circonstanze, che possono, alterando la proporzione, diversificare l’effetto della figura. E rifiutare la resistenza dell’acqua per confidarsi nella tenacità dell’aria, o quasi un persuadere altrui che più tosto si metta a volo nell’aria che a nuoto nell’acqua [65].
f. 44 [pag. 111,lin. 13-17]: tutte le materie, ancorché gravissime, possono sostenersi in su l’acqua, sino allo stesso oro, grave più d’ogni altro corpo conosciuto da noi: perchè, considerata la sua gravità esser quasi 20 volte maggiore di quello dell’acqua) Di questa esperienza dell’oro, più volte addotta nel presente Discoso, non dispiacendo anch’a a noi, me ne rimetto all’Autore: il quale, se con maravigliosi istrumenti fa ingrossare insin le stelle ed ha potuto farsi vicine e amiche quelle tanto giovevoli, chi sa che ancora non abbia trovata qualche minera di miglior lega? In quanto a me, confesso non sapere altre stelle conoscere se non certe volgari che girano
[64]opera l’istesso quella pochissima aria, che se fusse tutto pieno e non vi fusse la falda. E mirabile esempio ed esperienza sarà il pigliare una bigoncia, ed accomodarvi dentro un maschio, affisso poi fuora in qualche luogo stabile, sì che tal maschio resti 4 dita lontano dal fondo e mezo dito dalle sponde della bigoncia; perchè, infusavi poi 4 o 6 fiaschi d’acqua, non si potrà alzare quelle 4 dita, e peserà come se tutta fusse piena d’acqua. Vedi più distintamente nel principio, al segno )( 1.
[65] questo no; ma che più animosamente si ponga a notare con 2 vesciche piene d’aria legate alle spalle, che senza. E non si disprezza la resistenza dell’acqua dependente dalla sua gravità, che è, ma quella che risguarda la divisione, che non è.
- ↑ Questo segno richiama ciò che noi publichiamo dalla paga 182, lin. 14 alla pag. 184, e così si legge in due carte di guardia, poste appunto nel principio dell’esemplare postillato da Galileo.