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164 | considerazioni |
f. 36 [pag. 99, lin. 27-28]: ma se, tolta fuori la tavoletta, e scossa via tutta l’acqua) Ormai essaminiamo brevemente l’opinione dell’Autore. Egli vuole che l’aria contigua alla tavoletta asciutta dell’ebano e contenuta dentro a gli arginetti dell’acqua, fatti ed elevati intorno a detta tavoletta, sia cagione che quella non vada a fondo; perchè, essendo tra l’aria e gli altri corpi una certa affinità, la quale gli tiene uniti, sì che non senza qualche poco di violenza si separano, si viene a fare un corpo solo, composto della tavoletta e di quell’aria, più leggiero che non è la tavoletta separata dall’aria e, tra ambedue, men grave in specie dell’acqua: il qual corpo, composto d’ebano e d’aria, quando sia men grave di tanta acqua in mole quanta è la mole già sommersa sotto il livello della superficie dell’acqua, non anderà a fondo; ed allora sarà men grave, che l’eccesso della gravità del solido sopra la gravità dell’acqua averà la medesima proporzione alla gravità dell’acqua che l’altezza dell’arginetto alla grossezza del solido; ed in questo caso detto solido non si sommergerebbe (come farebbe d’ogni altra maggior grossezza), ma entrarebbe con tutta la sua grossezza sotto le superficie, più e più secondo che le materie saranno più gravi: sì che, per esempio, una piastra sottile di piombo resta tanto più bassa, quanta è per lo manco la grossezza della medesima piastra presa dodeci volte; e l’oro si profonderà sotto il livello dell’acqua quasi venti volte più che la grossezza della piastra d’oro.
Questa, se ben si raccoglie da diversi luoghi del suo libro, è la nuova opinione del Sig. Galileo, la quale con sottile e ingegnoso discorso va più tosto dichiarandola, che fondandola nelle ragioni provandola con argumenti bastanti a confutare l’opinione tenuta da’ suoi aversarii e da Aristotile: la quale è, che la figura larga in un solido più grave dell’acqua, come l’ebano, il piombo, l’oro e simili, possa tenerlo a galla, per esser meno atta a divider il mezzo, e quello più possente a sostenerla e a resistere centra la divisione; il che succederà ogni volta
l’Accademico vuol che si levi l’aria e ’l corpo, e si lasci la sola figura; e se questo è il suo senso, pur s’accetterà ’l partito, e l’Autore preso senterà all’Accademico una tavoletta con la figura, ma senz’aria, ed aspetterà che lui produca la figura senz’aria e senza il corpo. Sig. Accademico, voi proponete condizioni impossibili; e l’Autore le propone non solo possibili, ma quali si ricercano per il tenor della disputa.
[37] come voi non volet’altro, sete spediti: perchè non si dovendo rimuover l’aria, non solamente la figura tonda, ma ogn’altra, starà meglio che la piana.
30. e l'Auto — 32. aspetterà da lui che —