come cagione del galleggiare le dette falde ne è solamente il ridursi ad esser men gravi dell’acqua, mercé dell’accoppiamento di quell’aria che insieme con loro discende e occupa luogo nell’acqua; il qual luogo occupato se, avanti che l’acqua circunfusa si sparga ad ingombrarlo, sarà capace di tant’acqua che pesasse quanto la falda, resta la falda sospesa su l’acqua, né più si sommerge. Or veggasi da quale delle tre dimensioni del solido dependa il determinare quale e quanta debba esser la mole di quello, acciocché l’aiuto dell’aria, che se le accoppierà, possa esser bastante a renderlo men grave in ispecie dell’acqua, ond’egli resti senza sommergersi: troverrassi senz’alcun dubbio che la lunghezza o larghezza non hanno che fare in simil determinazione, ma solamente l’altezza o vogliam dir la grossezza. Imperocché, se si piglierà una falda o tavoletta, per esemplo, d’ebano, la cui altezza alla massima possibile altezza dell’arginetto abbia la proporzione dichiarata di sopra, il perché ella soprannuoti sì, ma non già se s’accresce punto la sua grossezza, dico che, servata la sua grossezza, e crescendo due quattro e dieci volte la sua superficie, o scemandola col dividerla in quattro o sei o venti e cento parti, sempre resterà nel medesimo modo a galla; ma se si crescerà solo un capello la sua grossezza, sempre si profonderà, quando bene la superficie si multiplicasse per cento e cento volte. Ora, conciossiacosa che quella sia cagione, la qual posta, si pon l’effetto, e tolta, si toglie, e per crescere o diminuire in qualunque modo la larghezza e lunghezza non si pone o rimuove l’effetto d’andare o non andare al fondo; adunque l’ampiezza o picciolezza della superficie non hanno azione alcuna circa l’andare o non andare al fondo. E che, posta la proporzione dell’altezza dell’argine all’altezza del solido nel modo di sopra detto, la grandezza o piccolezza della superficie non faccia variazione alcuna, è manifesto da quello che di sopra si è dimostrato, e da questo: che i prismi e i cilindri che hanno la medesima base, son fra di loro come l’altezze; onde i cilindri o prismi, cioè le tavolette, grandi o piccole ch’elle sieno, pur che tutte sien d’egual grossezza, hanno la medesima proporzione all’aria sua conterminale, che ha per base la medesima superficie della tavoletta e per altezza l’arginetto dell’acqua; sì che sempre di tale aria e della tavoletta si compongono solidi, che in gravità pareggiano una mole d’acqua eguale alla mole di essi solidi, composti dell’aria e della