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avvertimento 7


Vincenzio di Grazia dava alle stampe, col medesimo intendimento, certe sue Considerazioni1.

Galileo pensò subito a ribattere queste scritture, nelle quali la sua dottrina veniva non meno vanamente che violentemente attaccata; ma poiché gli amici suoi ne lo dissuadevano, facendogli riflettere che il voler correggere cose tanto piene d’ignoranza sarebbe stato un tenerne maggior conto del dovere2, o gli consigliavano di «far rispondere a qualche giovane o al meno sotto tal nome»3, così egli si rivolse al suo prediletto discepolo, Don Benedetto Castelli, che per commissione di Galileo raccolse gli errori più notabili dell’opuscolo di Giorgio Coresio: e già si pensava a pubblicare questo scritto del Castelli, ed aveva anzi ottenuto alcune delle necessarie licenze di stampa, quando, essendo sopravvenuti al Coresio «nuovi accidenti», per i quali «per avventura era costretto a stare occupato in altri pensieri»4, si credette meglio desistere. Egualmente all’altro ch’era «uscito fuori con la maschera al viso», cioè ad Arturo d’Elci, non fu data per le stampe alcuna risposta, perchè avendo egli «per altra strada potuto conoscere il vero» (cioè a dire, che in quel frattempo era morto), «poca cura doveva prendersi di sì fatte cose»5. Restavano Lodovico delle Colombe e Vincenzio di Grazia, contro a’ quali fu diretta una voluminosa Risposta, che uscì alla luce nel 16156, senza nome d’autore nel frontespizio, e preceduta da una dedicatoria dov’è firmato Don Benedetto Castelli.

Questa, brevemente riassunta, è la storia della controversia, a cui si riferisce il presente volume: nel quale, insieme con gli scritti di Galileo, dovemmo racco- gliere, sebbene indegnissime, le contradizioni degli avversari che per l’intelligenza di quelli sono strettamente necessarie. Fedeli al nostro istituto, di seguire nella disposizione l’ordine cronologico, cominciammo con Diversi fragmenti attenenti al trattato delle cose che stanno su l’acqua (come a Galileo stesso piacque di chiamarli7), che finora erano inediti e si leggono nel T. XIII della P. II dei Manoscritti Galileiani conservati nella Biblioteca Nazionale di Firenze; e precisamente con quelli di tali frammenti, che per il loro contenuto ci sembrarono appartenere al periodo, quasi diremmo, preliminare della disputa, preceduto alla stampa del

  1. Considerazioni di M. Vincenzio di Grazia sopra ’l Discorso di Galileo Galilei ecc. In Firenze, MDCXIII, presso Zanobi Pignoni.
  2. Lettera di Giovanfrancesco Sagredo a Galileo Galilei, del 18 dicembre 1612; nei Mss. Galil., Par. VI, T. VIII, car. 189r.
  3. Lettera di Lodovico Cigoli a Galileo Galilei, del 6 ottobre 1612; nei Mss. Galil., Par. I. T. VII, car. 46r.
  4. Cfr. a pag. 453 di questo volume; e circa i «nuovi accidenti» sopravvenuti al Coresio, vedi Alcuni scritti inediti di Galileo Galilei tratti dai Manoscritti della Biblioteca Nazionale in Firenze, pubblicati ed illustrati da A. Favaro: nel Bullettino di Bibliografia e di Storia delle Scienze Matematiche e Fisiche; Tomo XVI, 1883, pag. 172-173.
  5. Cfr. A. Favaro, Conchiusioni ecc.; pag. 323.
  6. Risposta alle opposizioni del S. Lodovico delle Colombe e del S. Vincenzio di Grazia contro al trattato del Sig. Galileo Galilei delle cose che stanno sull’acqua o che in quella si muovono. Ecc. In Firenze, appresso Cosimo Giunti, MDCXV.
  7. Questo titolo si legge, di mano di Galileo, sul tergo d’un foglio che doveva servire di coperta ai Frammenti stessi, e che ora forma la car. 19 del tomo che li contiene.