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avvertimento. | 419 |
il calcolo lo indicava lontano a destra e inversamente: così si teneva conto della semicirconferenza trascurata nella parte aritmetica del procedimento.
E venendo finalmente a dire della distribuzione effettivamente da noi assegnata all’ingente materiale dei calcoli e delle effemeridi, avvertiamo che quanto all’uso delle tavole bene spesso avviene di trovar adoperate tavole diverse per ciascuno dei quattro pianeti in un medesimo calcolo, e talvolta anche si è indotti ad ammettere o che alcune delle tavole usate siano andate perdute, oppure che Galileo non abbia usato di quelle insino a noi pervenute se non con qualche approssimazione, quasi che egli le modificasse parzialmente all’atto di servirsene: e così pure quanto alle radici, le introduce talvolta con variazioni saltuarie, tali da far credere che così facesse soltanto in via di prova e qualche volta anche alquanto modificate, cioè con variazioni nei minuti. Il notare luogo per luogo tutte queste particolarità, insieme con altre alle quali abbiamo per lo innanzi accennato, avrebbe portato a raddoppiare quasi il volume della pubblicazione e, a parer nostro, senza utilità per i non competenti, e senza necessità per gli studiosi competenti che le riconosceranno facilmente da sé.
Come abbiamo già detto, ripetiamo ancora una volta che le nostre riproduzioni sono costantemente ed esattamente conformi agli autografi, per quanto questi erano traducibili con segni tipografici, ed anche la forma di colonna fu da noi scelta perchè meglio rispondente al bislungo della vacchetta: non abbiamo però tenuto conto del segno col quale, in testa ai calcoli, ai giorni interi computati a partire dalla radice, devono intendersi aggiunte le ore, ed eventualmente i minuti, espressi in seguito alla indicazione del giorno al quale il computo si riferisce.
Conforme alla distribuzione da noi adottata, incominciando dai calcoli del 1611, li abbiamo divisi in due sezioni, la prima contenente la comparazione diretta dal 17 marzo al 15 giugno 1611 (pag. 491-503), la seconda quella retrograda dal 10 marzo 1611 al 15 novembre 1610 (pag. 507-517); Tuna e l’altra senza la prostaferesi: dove non sarà fuori di luogo il notare per la storia, che a partire dal 10 maggio 1611 (pag. 498) cominciano a trovarsi calcolate configurazioni per giorni nei quali non fu, od almeno non apparisce che sia stato, osservato.
Le imperfezioni dei risultati ottenuti prendendo per fondamento il ritorno dei satelliti alle medesime fasi, e non tenendo alcun conto della influenza esercitata dai moti della Terra e di Giove, pare abbiano indotto Galileo a tradurre in eliocentriche le posizioni geocentriche osservate, od in altre parole a tener conto della parallasse annua di Giove. Con questo intendimento, tra la fine del 1611 ed il principio del 1612, egli riprendeva i calcoli delle osservazioni ultimamente fatte, e vi introduceva il nuovo elemento, cioè la prostaferesi, con che egli era portato a modificare novamente le sue tavole dei moti medii orarii (pag. 463, 466) con sensibili perfezionamenti.