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avvertimento. 413


disperse, nella vacchetta, ma le abbiamo integrate, fin dove ci è stato possibile, valendoci di elementi altrove raccolti (pag. 440, 444, 446, 453). Perchè, senz’alcun dubbio, questa serie di osservazioni, tra le quali Galileo ne inserì anche alcune comunicategli da D. Benedetto Castelli, e che arrivano fino al 29 maggio 1613, non giunse insino a noi completa; e se avventuratamente abbiamo potuto raccoglierne alcune che valgono a colmare qualche vuoto, altre andarono indubbiamente perdute. La lacuna fra i due manoscritti originali, cioè quello del Nuncius con la sua appendice nel quaderno autografo (7 gennaio-26 aprile) e il diario nella gran vacchetta (25 luglio 1610-23 febbraio 1613) che dura dal 26 aprile al 25 luglio 1610, non è riempiuta se non parzialmente dalle poche osservazioni staccate che occupano la settimana 15-21 maggio 1610, e che si rinvennero in un cartellino staccato: vi è dunque il sospetto che siansi perduti altri cartellini foglietti, contenenti osservazioni fatte tra il 26 agosto ed il 15 maggio, e dopo il 21 maggio. La mancanza di quest’ultime si potrebbe giustificare, ma soltanto fino ad un certo punto, avvertendo che Giove fu allora in congiunzione superiore, perchè posteriormente al 21 maggio Galileo deve aver ancora osservato i Satelliti, poiché sotto il 18 giugno 1610 scrive a Belisario Vinta: «il quale (intendi. Giove) ho potuto vedere benissimo insieme con i suoi pianeti addenti, sino a 3 settimane fa»1, e dal 21 maggio al 18 giugno non corrono soltanto tre, ma quattro settimane. E ancora, per modo di esempio, una lacuna si avverte fra le due osservazioni del 7 settembre e del 25 ottobre 1610, poiché tra queste due date corre un intervallo di tempo durante il quale noi possiamo con sicurezza argomentare che, sia pure interpolatamente, egli osservò. Galileo scrive infatti al P.Cristoforo Clavio sotto il dì 17 settembre 1610: «Io, oltre alle osservazioni stampate nel mio Avviso Astronomico, ne feci molte dopo, sin che Giove si vedde occidentale; ne ho poi molte altre fatte da che2 egli è ritornato orientale mattutino, e tuttavia lo vo osservando»3: ed è probabile che un’altra lacuna, che si riscontra dal 21 al 30 novembre 16104, sia dovuta soltanto alla mancanza d’un pezzo della carta nella quale le osservazioni avrebbero dovuto essere registrate. E che debbano essere delle lacune tra le osservazioni contenute nelle carte che ci sopravanzarono, risulta ancora da una dichiarazione esplicita di Galileo medesimo, il quale sotto il dì 25 febbraio 1611 scrive: «Quanto a i Pianeti Medicei, ne ho fatte più di 300 osservazioni, e ben spesso 2 et anco tal volta 3, nell’istessa notte»5. Ora, a tutto il 23 febbraio noi non ne troviamo che 176, sicché convien credere o che Galileo abbia esagerato, sebbene il divario sarebbe troppo grande, o che non avendole stimate importanti egli non le abbia registrate tutte, che, com’è più probabile, parecchie ne siano andate smarrite.

  1. Cfr. Vol. X, pag. 378, ed anche a pag. 408, 413.
  2. Cioè dal 25 loglio. Cfr. Vol. X, pag. 489.
  3. Cfr. Vol. X, pag. 431.
  4. Cfr. pag. 489.
  5. Cfr. Vol. XI, pag, 54.