Pagina:Le opere di Galileo Galilei II.djvu/608


di baldessar capra. 595

Nel terzo capitolo del Capra sono trasportate tre proposizioni del Magini, ciò è la undecima, la decimaquarta e la decimasettima del primo libro De distantiis: solo vi mette il Capra di suo l’errore che è in quelle parole della prima di queste operazioni: Si vero secuerit primum centenarium, ut exempli gratia 70 tunc sic procedendum erit, primum debes elicere radicem quadratam ex quadrato perpendiculi ED; dove bisognava dire: debes elicere radicem quadratam ex aggregato quadratorum integri centenarii et numeri 70. Erra parimente nell’altra operazione, quando dice: Primo autem ponamus, quod in utraque statione perpendiculum intersecet secundum centenarium in F quidem 93 in A vero 48; la qual cosa è impossibile che avvenga, ciò è che siano tagliati più punti in F che in A, ma accade tutto l’opposito. Erra ancora poco più a basso, dove scrive: Quare dices distantiam FB esse pedum 41; dove non è vero che dalla operazione scritta si trovi la distanza FB, ma la AB, (ed avvertiscasi che niuno di questi errori, nè, per mio parere, alcun altro, sono ne i libri del Magini). Copia poi l’altra operazione senza errori, ma a sproposito di questo luogo, trattando di materia differente dalla proposta in questo capitolo, nella quale ei fa passaggio senza pur dir quello che egli intenda di voler fare. I calcoli poi, che egli e qui e nelle altre seguenti e passate operazioni fa col mezo delle Linee Aritmetiche dello Strumento, son tutti cavati dal mio libro; nè sono per lo più altro che la regola aurea posta da me nell’Operazione quarta, ed il modo dell’estrar la radice quadrata dell’aggregato de i quadrati di due numeri con le medesime Linee Aritmetiche poste a squadra, il che insegno nel terzo modo del misurar le distanze, a car. 29 b1.

Nel quarto capitolo copia la proposizione 19 del Magini; ma nel fine vi mette di suo un errore grandissimo, scrivendo: Tertio et ultimo intersecet in prima statione secundum centenarium, in secunda autem primum, operatio est omnino eadem ac in proximo superiori casu, quare ab exemplo abstinendum credo. Questo che ei dice è falsissimo, e chi seguisse questa falsa dottrina troveria la distanza cercata nel sopraposto essempio esser più di 9, la quale, secondo il vero, è manco di 6. Ma perchè il Magini nell’esplicar questo caso ha scritto: Operatio est fere eadem, seguendo poi di esplicarla bene, il Capra, per abbreviare, ha fatto che operatio sil omnino eadem.

  1. Cfr. pag. 420.