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548 difesa contro alle calunnie ed imposture

di questa professione; ed oltre a ciò mi offerivo non tanto di mostrar come le aggiunte del Capra erano piene di errori, ma di più immediatamente esplicare come le sue proposizioni doveriano stare per stai-bene; dal che, quando fusse in tal maniera puntalmente da me ese-quito, e dichiarato come veramente dovevano risolversi le operazioni proposte dal Capra, averei lasciato poi inferire dalla prudenza di loro Signorie Illustrissime se in quelle cose, sopra le quali avevo avuto quanti anni di tempo mi erano parsi da potervi pensar sopra, era credibile che io abbia avuto bisogno di usurpar cosa alcuna o dal Capra o da altri. Udita da i Signori Riformatori questa mia oblazione, fu domandato il Capra se si sentiva di poter render conto sopra le cose sue; il quale, dopo qualche titubazione, rispose di sì: onde li fu da quei Signori assegnato per termine la mattina del seguente giorno per doversi ritrovare nel medesimo luogo (che fu la casa dell’Illustrissimo ed Eccellentissimo Sig. Francesco Molino, Cavaliere e Procuratore) a dover rispondere alle interrogazioni che io li farei sopra le cose aggiunte da lui nel libro stampato; e detto questo, uno de i Signori Riformatori, che fu l’Illustrissimo Sig. Antonio Quirini, si partì, essendo l’ora di ritrovarsi in Consiglio di X. Partì ancora il Capra insieme con suo padre, ma avanti la sua partita domandò che io li concedessi il libro mio per poterlo rivedere ed incontrarlo col suo; il quale di volontà de gl’Illustrissimi ed Eccellentissimi Signori Riformatori li fu da me conceduto.

Partito il Capra, mi accostai all’Illustrissimo ed Eccellentissimo Signor Molino, il quale, impedito alquanto dalla podagra, giaceva in letto; e li dissi, che dovendosi far questo congresso in casa di Sua Eccellenza, quando fusse stato con buona grazia di quella, io averei avuto per sommo favore di potervi convocare tre o quattro gentil uomini di Venezia, intendenti della professione, acciò fussero presenti a quanto era per seguire; e questo, non perchè loro Signorie Illustrissime ed Eccellentissime avessero a prendere da i detti gentil uomini informazione alcuna sopra le risposte e portamenti del Capra, sapendo io come per loro medesime erano intelligentissime, ma solamente acciò che per detti gentil uomini potesse fuora esser dato conto della sufficienza di colui che aveva osato publicar me per usurpatore e sè per vero inventore di quell’opera. Di questo fui graziato da Sua Eccellenza e dall’altro Riformatore ivi ancora presente, che era l’Illustrissimo Sig. Girolamo Cappello, il quale mi soggiunse che saria stato bene