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AVVERTIMENTO.





Afferma Galileo che già intorno all’anno 1597, avendo egli ridotto a perfezione un suo strumento, da lui chiamato «Compasso Geometrico e Militare», cominciò «a lasciarlo vedere a diversi gentil uomini, mostrandone loro l’uso e dandogli lo strumento e le sue operazioni dichiarate in scrittura». E qualunque sia il valore che voglia attribuirsi a queste e ad altre dichiarazioni di Galileo concernenti la parte da lui avuta nella invenzione di tale strumento, le quali non sono nè tutte conformi tra loro, nè tutte tali da non potersi in qualche misura revocare in dubbio, è mestieri tener conto della data 1597, confermata da testimonianze autorevolissime. Siccome però la dichiarazione di questo strumento, la quale corse manoscritta per circa dieci anni, fu data alle stampe da Galileo soltanto nel 1606, così ci parve che la data della pubblicazione dovesse aversi come criterio unico per assegnare all’opera il luogo nella presente edizione, disposta secondo lo stretto ordine cronologico.

Ma poichè, d’altra parte, noi ci siamo prefissi di tener conto, per quanto si possa, anco della via battuta da Galileo per giungere a conchiusioni, di cui l’opere a stampa ci conservano soltanto l’ultima espressione1, così abbiamo stimato doveroso di non trascurare nemmeno le scritture, relative al Compasso, antecedenti alla pubblicazione del 1606, le quali ci mostrano come Galileo andasse successivamente perfezionando il suo strumento. Due di queste scritture ci sono note, l’una e l’altra conservate da codici della biblioteca di Giovanni Vincenzio Pinelli, ed ora nell’Ambrosiana. Della prima abbiamo quattro copie, cioè:

a = cod. S. 81 Sup.; in 12 carte numerate a parte (la quarta delle scritture contenute nel volume);

  1. Per la edizione nazionale delle Opere di Galileo Galilei sotto gli auspicii di S. M. il Re d’Italia. Esposizione e Disegno di Antonio Favaro. Firenze, tip. di Gr. Barbèra, 1888, pag. 25.