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in perpuosito de la stella nuova. 333
on può de spasso con gi suò sprenuostichi mi.

Ma. Sì, que diselo?

[Loren. cap. 11.]Na. El dise1, que la stella durerà asse, asse, se s’imbatte che ’l Sole no la desfaghe, ello.

Ma. El poea an dire. que la durerà inchinda, que ello và à romprela; in t’agno muò, con la sea andà via, el porà tegnir fremo, que l’è sto ello, che l’hà rotta.

Na. Mo ghe vegna el mal drean; questa[Loren. cap. 11.] sarae ben de porco. El dise pò2, che ’l serà abondantia d’agno consa, e que l’è na stella de quelle bone.

Ma. Inchindamò la và ben, quanto de quello, mo se la tegnisse mò fremo con sti sicchi, à que sessangi? crila pure à tò muò.

Na. De gi huomini pò? quelle puòche conse.

Ma. Con sarae à dire?

Na. Con sarà à dire; que i doenterà ingegnosi, e sacente; e que i se tegnirà[Loren. cap. 12.] à la verìtè3.

Ma. Vete, che ’l s’è schiario el sprenuostico in elo. no vito à comuò l’è aguzzo? el n’è ampossibolo che ’l viva, habbianto tanto celibrio da zoene.

Na. Te me sbertezi, nero? dì pì presto, que el sprenuostico è stò vero in nù,

mo un po’ di spasso con questi suoi prognostichi, i’ voglio.

Ma. Sì, che dic’egli?

Na. E’ dice che la stella durerà assai assai, se non s’imbatte che il Sole non la disfaccia, dice.

Ma. E’ poteva anche dire, che la durerà fin a che va a romperla lui: in ogni modo, quando la se ne sia andata, egli potrà sostenere che è stato lui che l’ha rotta.

Na. Oh che gli venga il fistolo! questa sarebbe proprio da porci. E’ dice poi ch’e’ sarà abbondanza d’ogni cosa, e che l’è una stella di quelle buone.

Ma. Infin a qui la va bene, quanto a quello; ma se si durasse con questi asciuttori, a che si sarebbe? Credila pure a modo tuo.

Na. O degli uomini poi? quel po’!

Ma. Come sarebb’a dire?

Na. Sarebb’a dire, ch’e’ diventeranno ingegnosi e sapienti, e ch’e’ si terranno alla verità.

Ma. Tu vedi che il prognostico s’è dimostrato in lui. Non vedi tu come gli è fino? E impossibile ch’e’ campi, avendo tanto cervello da giovane.

Na. Tu mi dai la berta, non è vero? Di’ piuttosto che il prognostico è stato

1. un — 6-7. desfaghe. Ma.
  1. «Resta, che noi intorno alli Pronostichi alquanto parliamo, e prima quanto appartiene à essa Stella mentre noi scrivevamo altri sarebbe forse stato di parere ch’ella poco tempo fosse stato di parere ch'ella poco tempo fosse stata per durare, e che sendo si tosto venuta a tanta grandezza, per dileguarsi fosse stata in brieve, e poi, che i raggi del Sole sopra venuti le fossero, si fosse stata per isparire, e dissolversi per la calidità del Sole accompagnata da quella di Marte e di Giove.» (Discorso, ecc., car. 28a v. e 29a r.)
  2. «Ma le buone dall’altra banda di una semplice sostanza, temperata insiememente, e spiritale et penetrativa, et di efficace vertù dotate, e però bianche splendenti dolcemente, lievi, ben’raccolte, et altissime, in ciasched’un’luogo della Terra vedute, e per tutto influenti un’dolce caldo sottile; tale fu quella della Cassiopea, et è questa nostra; le quali communicando a poco a poco la lor’natura al nostro Aere inferiore con quel benigno fiato, l’humido soverchio consumano; et il secco con il lor dolce innaffiano, e confortano; onde feconda, e sanala Terra, e gli animali rendono.» (Discorso, ecc., car. 30<sup<a v.)
  3. «Adunque direbbe chi che sia, che la predetta Stella fosse principalmente per purificare, e mondificar’ i corpi, e i sensi, e lo ’ngegno de gli huomini, acciò con facilitate sieno inchinati à conoscer’ la verità, e quella conosciuta a seguitare imprendine.» (Discorso, ecc., car. 31a v.)