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332 dialogo de cecco di ronchitti
sbraosarì contra on Filuorico1 (e ben an di vieggi) che no crea, que la foesse in Cielo, per che el lo disea Stotene, che la gh'iera.

Ma. Ossù andagamo inverso cà, que l’è sera. in t'agno muò à possòn ben faellare caminanto sì.

Na. Và pur là, ch'a vegno mì. poòh, el ghe n'è quelle puoche ancora. el dise,[Loren. cap. 10.] che la stella nuova la trema2, per què la se và sventolanto, quando la và à cerca.

Ma. Ghe'l crito tì?

Na. A ghe 'l crerae, se 'l no ghin foesse paregie delle stelle, que và à cerca, e si no trema mi. e si el trema lomè quelle, che xè elte, elte, per que à no possòn fremarle de vista, che staghe ben. e an questa tremanto la dè esser live.

Ma. Mò và, che te sì on Rolando.

Na. Tamentre que, no sapianto questù, on la sea sta stella, el no pò gnan saere comuò la sipia inzenderà; e sì le ven à essere tutte filatuorie, quelle, che 'l dise a sto perpuosito; n'è vera?

Ma. Mo el besogna ben, que la sea così.

Na. Orbentena, a vuò, ch'a se togamo

bravate contro un filosofo (e anche proprio de’ vecchi) che non credeva che la fosse in Cielo, perchè e’lo diceva Aristotele che la c’era.

Ma. Orsù, andiamo verso casa, che l’è sera; in ogni modo e’ possiamo pur ragionare anco camminando.

Na. Va’pur innanzi, ch’io vengo. Eh, e’ ce n’è ancora un po’! E’ dice che la stella nuova la trema perchè, quando gira, si va sventolando.

Ma. Che glielo credi tu?

Na. I’ glielo crederei, se non ce ne fossero parecchie delle stelle che girano, eppure non tremano mica. Anzi e’ tremano soltanto quelle che sono alte alte, perchè e’ non possiamo affisarle per bene: e anche questa, tremando, la dev’esser lassù.

Ma. Va’ là, che tu sei un Orlando.

Na. Mentre che, non sapendo costui dove la sia questa stella, e’ non può neanco sapere come la sia generata, e così le vengono a essere tutte filastrocche quelle ch’e’ dice a questo proposito: non è vero?

Ma. Ma, e’ bisogna bene che la sia così.

Na. Or bene, io voglio che ci piglia

1, 19. un
  1. «Per questa ragione havesti ardimento o Averroe, non potendo, ò per meglio dire non sapendo sodisfar a questa difficoltà, affermare, che '1 Maestro da i Mathematici, non discordasse, e perciò riprendesti la spositione d’Alessandro, intorno alla Galassia, così poi soggiongendo; Sono state vedute le Stelle, che sono in essa in diverse regioni della Terra, e pare, che habbiano il medesimo sito, et io già considerai, et viddi la Stella dell’Aquila, che è alla estremità della Galasia, essendo io in Cordova, e nel Marocco; le quali Città sono molto trà di loro lontane, e trovai che la predetta Stella era in uno istesso sito con la Galassia: Ma per certo, che l’ Maestro parlò apertamente, et volle, che quel Cerchio di latte fosse nell’Aria, e se nè Averroe, nè alcuno può sodisfar alla ragione predetta, impertanto non si dee mandar’ in rovina la naturale Philosophia con ammettere la generatione che è propria di questi inferiori, nelli Cieli.» (Discorso, ecc., car. 12a v. e 13a r.)
  2. «Appresso è da dire, della sua scintillazione, o tremolamento, lo che nelle stelle fisse aviene polla lontananza di esse.» (Discorso, ecc., car. 27a r.) — «Mo io fuori di questo addurrò un’altra ragione nella predetta stella, cioè dalla materia, di che è composta; Imperoche per quel velocissimo movimento, si viene ventillare. et a scuotere a vicenda quel sottile splendor’ del’ fuoco, come quando, che si desta, con li Mantici la fiamma veggiamo.» (Discorso, ecc., car. 27a r.)