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330 | dialogo de cecco di ronchitti |
Ma. El sarae stò an massa, se ’l n’hesse faellò con se diè. Orbentena; fà mo tò conto, que se la stella nuova, e la Luna ne foesse vesìn cò è sto salgaretto, à portion, le stelle de sora ne sarae d’on bel pezzo pì lunzi, che n’è quell’albara. e si sarae possibolo, que no ghe foesse da i Spagnaruoli, e i Toischi, e i Pulitani, defenientia de guardamento? e pure tutti la vè in lo mediemo luogo, apè à quelle stelle, che i ghe dise. quel da la balestra, ò che ghe sita del bolzòn: que segi mi?
Na. Mo el tò faellamento n’è bon, per que n’è possibolo saere quanto la Luna sea lunzi; che el lo dise an quellù [Loren. cap. 5.] dal librazzuolo1.
Ma. Nò al sò muò de ello, el no se pò saere. mo i smetamatichi ghe la catta ben gi.
Na. A no se què dirte mi, se lomè, che t’hè reson da vendere.
Ma. Crito mò, che quellù dal librazzuolo dirae così an elo?
Na. Se’l lo diesse el farae ben; tamentre el porae essere tanto de pinion, que el tegnisse duro. cinque in vin.
Ma. Che ’l tegna pur fremo, e che ’l metta à mè conto.
Na. A no sè miga, a commuò sea stò[Loren. cap. 6.] possibole, che ’l diga st’altra, que te sentirè adesso. mo no diselo, che in gnegùn
Na. Caspita, ma la è più chiara di un graticcio da vacche. Io mi meraviglio in che modo colui dal libricciuolo non abbia saputo ragionare se non d’una specie di parallasse, essendocene tre.
Ma. Sarebbe stato anche troppo, se egli ne avesse ragionato come si deve. Or bene, fa pure il tuo conto, che se la Stella nuova e la Luna ci fossero vicine com’è questo salicetto, in proporzione le stelle di sopra ci sarebbero d’un bel pezzo più lontane che non è quella pioppa. E sarebb’egli possibile che non ci fosse fra gli Spagnuoli e i Tedeschi e i Napoletani differenza di visuale? Eppure, tutti la vedono nel medesimo luogo, vicino a quelle stelle che le chiamano Quel della balestra, o Quel che ci saetta col bolzone: che so io?
Na. Ma il tuo ragionamento non vale, perchè non è possibile sapere quanto sia lontana la Luna: e lo dice anche colui dal libricciuolo.
Ma. Non si può saper no, al modo suo, ma i matematici sanno ben trovarlo essi.
Na. Io non so che dirti, se non che tu hai ragion da vendere.
Ma. Ma credi tu che colui dal libricciuolo direbbe così anche lui?
Na. S’e’ lo dicesse e’ farebbe bene, ma e’ potrebb’essere tanto capone, da tener duro: diciotto di vino.
Ma. Ch’e’tenga pur saldo, e lo metta a mio conto.
Na. Io non so poi, come sia stato possibile ch’e’ dica quest’altra, che tu sentirai adesso. 0 che non dice egli, che
- ↑ «quasi contigua all’Orbe lunare, la qual’distantia, quanta sia è impossibile a comprendere, conciosiacosa, che questo non si possa sapere altrimenti, che per l’ombra de la Terra nello Ecclisse della Luna, essendo già manifesta la grandezza della Terra, ma il sapere la lunghezza di quella ombra è impossibile per ragione humana, peroche ha mestieri conoscere la grandezza del Sole, e la distantia sua dalla Terra, quali cose non si possono arrivare con lo intelletto.» (Discorso, ecc., car. 10a r. e v.)