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[Loren. cap. 4.]Na. Mo l’è bella, que el elise conse de sta fatta in parasse luoghi de quel [Loren. cap. 4 et 5.] librazzuolo1.
Ma. Que vuotù, mò ch’a ghe faghe mi, se l’è zoene? laga che ’l s’in cave la vuogia.
Na. El disea, que se la foesse zenderà da nuovo in lo Cielo, el bognerae anche, que n’altra Stella, ò qualch’tra consa se foesse scorrotta in sò scambio [Loren. cap. 4.] liveluondena, ò vesin à quella2; e sì no se ghe ve negotta de manco.
Ma. Te parse che’l faelle con gi smetamatichi? tamentre l’è tanto scapuzzua, ch’a no posso tasere, mettamo fegura, que on puoco de Cielo chive, e n’altro puoco live, s’habbi combinò a uno; el s’acuorzerà ello on el manche? quando se fà le nuvole, e le pioze, on se vè el segnale, que le sea stè tolte per mettrele insembre? mo digamo de la stella, on s’è schiario l’agiere, perchè el vuole, che la sappi inzenderà live ello? E pò s’imaghinelo (la serae ben da dire al preve) que tutte le stelle che xè in Cielo se possa vere? el n’è possibole. E perzuontena, chi me tèn, ch’a no possa dire, que tre, o quattro, e an pì stelle de quelle menore, che no se vea, se xe amucchiè, e sì gi hà fatto sta bella grande? No porae an essere, que la se foesse zenderà in l’agiare, e pò, che sempre pi la s’haesse alzà? tamentre a no vuò dire ste conse,
Na. Ma il bello si è, che egli dice cose di questa fatta in parecchi luoghi di quel libricciuolo.
Ma. O che vuo’ tu ch’io gli faccia, se gli è giovane? lascia ch’e’ se ne cavi la voglia.
Na. Egli diceva che se la fosse generata di fresco nel Cielo, e’ bisognerebbe anche che un’altra Stella, o qualch’altra cosa, si fosse corrotta in scambio suo lì proprio, o lì vicino: eppure non si vede che ci manchi nulla.
Ma. Ti par egli ch’e’ ragioni come i matematici? Oh senti, la è tanto senza capo nè coda, che non posso stare zitto. Poniamo che un po’ di Cielo qui, e un altro poco lì, si siano combinati in uno: s’accorgerà egli dove ne manchi? quando si fanno le nuvole e le pioggie, dove si vede il segnale che siano state tolte per metterle insieme? Or veniamo alla stella: dove s’è mai diradata l’aria, poichè egli vuole che la sia generata proprio lì? E poi s’immagina egli (sarebbe proprio da dirla al prete), che tutte le stelle che sono in Cielo le si possano vedere? e’ non è possibile. E per giunta chi mi tiene ch’io non possa
dire che tre o quattro, e anche più, stelle, di quelle minori, che non si vedevano, si siano ammucchiate e così le hanno fatto questa bella grande? Non- ↑ «Adunque si dee sapere, che alla generatione, è congionta la corrottione, onde la Generatione di uno, dicesi, ch’è corrottione d’un altro, e però, per toccare i punti, che occorrono, ha mestieri monstrare qual cosa in questi tempi si sia nel Cielo corrotta.» (Discorso, ecc., car. 7a r.) — «Non si quietano impertanto i Mathematici, et adducono, quella divagata sententia, che è debolezza di giuditio lassar’l senso, e ricercar’la ragione, ma o Animi Gentili, che non per ostinatione, ma per amor della verità venite contradicendo, non vi vantate d’haver’l sentimento manifesto in questa materia, però che se noi alla predetta Stella fossimo prossimi, difficoltà niuna sarebbe; ma posciache ’l sentimento sia di cose tanto lontane incerto, sappiate che non più Yoi di noi, dal senso procedete.» (Discorso, ecc., car. 9a v.)
- ↑ «Ma, come dice Aristotele, in tutto ’l tempo passato, secondo le continue traditioni de gli Antichi non appare niente mutato nel Cielo, nè secondo ’l tutto, nè secondo le sue parti; adunque meraviglia troppa sarebbe, che una Stella di nuovo si generasse, e si corrompesse, non si generando nè corrompendo, nè pure diminuendosi o accrescendosi alcuna delle altre.» (Discorso, ecc., car. 7a r.)