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in perpuosito de la stella nuova. 315

[Loren. cap. 5.]a la Luna, per quanto disea quel librazzuolo1.

     Ma. Chi elo quellù, c’hà fatto’l librazzuolo? elo pertegaore?

     Na. Nò, che l’è Filuorico.

     Ma. L’è Filuorico? c’hà da fare la sò filuoria col mesurare? No seto, que on zavattin no pò faellar de fibbie? El besogna crere a gi smetamatichi, que gi è pertegaore de l’aire, segondo, che an mi a pertego le campagne, e si a posso dire, a rason, quanto le xè longhe, e larghe, e così an iggi.


     Na. El disea ben aponto quel librazzuolo, che i Smetamatichi crè, que [Loren. cap. 2.]la sippia elta de belo2; ma che i no l’intende.

     Ma. Mo per que no l’intendegi? me truognelo, o me falo l’amore?

Na. El dise, que i s’imaghina, che ’l Cielo sea scorrottibele, e zenderabele in quanto a on puoco a la botta, se miga el no poesse zenderarse, e scorromperse [Loren. cap. 4]tutto in t’un fiò3. que segi mi?

     Ma. On faellegi de ste reson i smetamatichi an? S’i stà lome su’l mesurare, que ghe fà quello a iggi se ’l suppie zenderabile, ò nò? Se ’l foesse an de Polenta, no poraegi ne pi, ne manco tuorlo de smira? mo el me fà ben da rire, con ste suò sbagiaffarì.

pure sopra alla Luna, per quanto diceva quel libricciuolo.

     Ma. Chi è quello che ha fatto il libricciuolo? È egli agrimensore?

     Na. No, che gli è filosofo.

     Ma. Filosofo, gli è? che ha che fare la sua filosofia col misurare? Non sai tu che un ciabattino non può ragionare di fibbie? E’ bisogna credere ai matematici, che sono misuratori dell’aria: siccome anch’io misuro le campagne, e così posso dire a ragione quanto le son lunghe e larghe: e così anche loro.

     Na. E’ diceva proprio appunto quel libricciuolo, che i matematici credono che la sia alta dimolto; ma che non ci capiscono.

     Ma. Ma perchè non ci capiscono? Mi canzona, o mi fa all’amore?

     Na. Dice che e’ s’immaginano che il Cielo sia corruttibile e generabile, così a un po’ per volta, se pure e’ non potesse generarsi e corrompersi tutto in un fiato: che so io?


     Ma. Dove i matematici ragionan eglino in questo modo? Se loro si occupano solamente del misurare, che gli fa egli a loro s’e’ sia generabile o no? S’e’ fosse anche di polenta, non potrebbero essi nè più nè meno prenderlo di di mira? Oh, e’ mi fa proprio ridere con queste sue ciarle.

  1. «imperò ch’ella non si debbe intender si poco lontana dalla Terra, ma prossimana, e quasi contigua all’Orbe lunare.» (Discorso, ecc., car. 10a r.)
  2. «i savi sono tutti occupati in questo dubbio, s’ella sia locata ne’l Cielo stellato, che fermamento si dimanda, o veramente nell’Aria, come una de le cose, che Metheore sono appellate dalla loro altezz altezza sovra la Terra: Quella Parte è sostentata da li Mathematici, e questa da li Philosophi Naturali.» (Discorso, ecc, car. 4a r.)
  3. «Conciosiacosa che questa nuova Stella, come di sopra è detto, comparisca oltre al numero delle altre, si dè per certo credere, ch’ella sia stata di nuovo generata, però che non è da dire, ch’ella si stesse nascosta così chiara, e così grande nel Cielo perfettamente Diaphano, e trasparente, nè ragione si puote addurre, perchè, et in che modo sia così a poco a poco venuta a far di sè mostra; ma fermamente cotal apparitione, et accrescimento di essa è segnale di cosa generata, onde si manifesta ch’ella non può esser ne’ Cieli, poichè essi, benchè dallo Autor della natura creati, et da lui, se volesse, annichilabili, sono ingenerabili, et incorrottibili, come prova Aristotele. Ma perchè i Mathematici non gli consentono, e dicono che ’l Cielo secondo le sue parti corrompere si può, tutto che meno di questi inferiori....» (Discorso, ecc., car. 6a v.)