Pagina:Le opere di Galileo Galilei II.djvu/26








Usavano anticamente, per difesa delle loro ditta, cingerle di muraglia atta a resistere a quelle offese, che da diversi stromenti del nimico le venivano; e per proibire le scalate, e che il nemico non s’accostasse sotto la muraglia, uscivano in fuori della cortinia con


torrioni o rivellini,1 come nella sopra posta figura si vede: li quali, facendo fianco, davano comodità a i difensori di poter, con sassi, balestre ed altre armi da lanciare, tenere il nemico lontano dalla muraglia. Ma sendosi poi accresciute l’offese con l’essersi trovate l’artiglierie, le quali con forza grandissima e da lontano offendono, è stato di mestiero trovare altre maniere di difese; sendo le già dette, per la forma, per la piccolezza e per la debolezza, inabili a resistere al

Nel cod. A, in capo al Trattato, è scritto in inchiostro rosso, non si vede bene se dalla medesima mano che ha esemplato il testo, il seguente titolo: Breve Trattato del Signor Galileo Galilei, lettor di Matematica nello Studio di Padova, dove per via di compendio insegna il modo di fortificare le città e d’espugnarle, diviso in due parti. E in margine: 25 maggio 1593: rispetto alla qual data, vedi l’Avvertimento, pag. 9, n. 8.
  1. Il cod. B reca, a pie’ del testo, le due seguenti note, di mano di Giovanni Vincenzio Pinelli: «Il rivellino propriamente è tondo, ed alcuna volta abusive si chiama torrione». — «Il torrione propriamente è di forma quadra».