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254 | trattato della sfera |
verso oriente: nè questo moto, per l’antichità che noi moderni abbiamo, si può più ascondere come insensibile, essendosi la detta stella mossa verso oriente, ed allontanatasi ormai dall’antico sito, circa 29 gradi, ch’è poco manco d’un segno. Similmente, avendosi memoria de i siti d’altre stelle famose, come del Cuore di Leone, della Spiga della Vergine, etc, si trova al presente in esse la medesima mutazione, e così, venirsi a fare gli equinozii ed i solstizii molto anticipati da quello che anticamente si facevano: argomento indubitato, le stelle fisse aver questo moto progressivo da occidente verso oriente. E che tal moto si faccia sopra i poli del zodiaco, e non sopra quelli dell’equinoziale, ce lo dimostra indubitatamente il non mutarsi punto le latitudini delle stelle fisse dall’eclittica, ma sì bene le loro declinazioni dall’equinoziale: che se tal moto si facesse intorno a’ poli dell’equinoziale, se bene esse stelle si andassero ritirando verso oriente, non per questo le lor declinazioni dall’equinoziale si muterebbono; ma già che si mutano, e, per l’opposito, le distanze delle medesime stelle dall’eclittica, che latitudini si domandano, nè anco per un minimo punto si trovano esser variate, perciò necessariamente si conchiude, tal moto farsi sopra i poli del zodiaco. Ed essendo che convengono communemente tutti gli astrologi e filosofi insieme, che del medesimo cielo un sol moto, e non più, possa esser proprio e naturale, perciò di questi due moti, ciò è del diurno da oriente in occidente, e dell’altro tardissimo da occidente verso oriente, questo tardissimo constituì Iparco e Tolomeo come proprio della sfera stellata, e per l’altro diurno posono sopra le stelle un’altra sfera, della quale ei fusse proprio, domandandola il primo mobile.
Ma doppo un lungo progresso d’anni, altri astrologi, de i quali fu il capo il re Alfonso, da nuove osservazioni fumo persuasi ad aggiunger anco il terzo moto alla sfera stellata, il quale a Tolomeo fu ignoto. Perchè, osservando questi esattamente la quantità dell’anno, conobbero i periodi annui del sole essere ineguali: il che a Iparco ed a Tolomeo fu ignoto, ancor che con esquisita diligenza tentassero d’investigare tale disugualità; ma le osservazioni di non molti anni non furono bastanti a scoprire questa piccola inegualità. Avendo dun-