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avvertimento. 151

per bontà di lezione; esso è il solo che dia un testo quasi costantemente corretto e ragionevole, e fornito altresì di tutti i caratteri dell’autenticità. Copia di a, e, come questo, incompleto, è il Saluzziano: b, p, m, r sono, quale più e quale meno, spropositati, e mostrano d’essere stati copiati da amanuensi che non capivano quel che scrivevano: tra essi tuttavia il migliore e più vicino ad a è p; laddove r in certe pagine quasi non dà senso, e da a si discosta anche più spesso degli altri. Speciali affinità offrono i codici p, b, m (ed in modo particolarissimo p e b), la cui concordia, per brevità, notammo con la sigla V; indicammo invece con Z l’accordo, che pur talora si presenta, di p, b, m, r contrapposti ad a.

Così la classe B, come il codice n, presentano un testo spesse volte più breve di quello, che lo ha generato, della classe A: ma differiscono tra di loro in ciò, che n compendia il pensiero dell’Autore, omettendo talora quanto all’intelligenza dell’argomento non sia necessario, e serva più che altro per adornamento dell’esposizione; la classe B, invece, senza nulla tralasciare quanto al pensiero, abbrevia la frase in modo più materiale, sostituendo, poniamo, ad una forma verbale di più parole un’altra di una sola, persino ad una parola più lunga una più breve: inoltre, n compendia in certi tratti, e in certi altri segue fedelissimamente, il testo della classe A; la classe B, invece, altera bensì meno profondamente, ma quasi ad ogni linea1. Ne’ passi in cui il codice n riproduce il testo senza compendiarlo, si avvicina in modo particolare al codice a, ed acquista perciò notevole importanza, soprattutto per il tratto in cui manca quest’ultimo codice. Anche i codici della classe B qualche volta confermano la lezione di a meglio che i fratelli di questo, che abbiamo detto essere assai scorretti. In tale classe, gli esemplari parigini t e v sono trascritti, secondo ogni probabilità, da copisti francesi, pratici tuttavia della nostra lingua; e tutto induce a credere che v sia copia di t.

Da quanto fin qui abbiamo detto appare chiaro che non poteva rimaner dubbio intorno alla scelta del codice da prendere come fondamento alla nostra edizione. Noi non esitammo infatti a seguire il codice a per tutta quella parte in cui ci fu conservato; e per le ultime pagine del Trattato prendemmo per iscorta il codice p, come quello che complessivamente più si accosta ad a. Il codice a però, abbiamo seguito quasi costantemente, e anche in qualche passo in cui, restando esso solo a testimonio di una data lezione di fronte a tutti gli altri codici che attestavano una variante pur ragionevole, poteva nascere il sospetto che la sua

  1. Può dare esempio del modo differente nel quale la classe B e il cod. n abbreviano il testo di A, il luogo di pag. 156, lin. 1-7. Nella classe B si legge: «Fra tanto, poiché s’è accennata la utilità, che dalle machine si trae, non essere con piccola forza movere, col mezzo della machina, quei pesi, che senza essa non poteranno dalla medesima forza esser mossi, non sarà fuora di proposito dichiarare le (la, f, v) commodità di tale facoltà: perchè, quando niuno utile fosse da sperare, vana saria ogni fatica che nell’acquisto suo si impiegasse». Il cod. n, invece, riproduce la prima parte del periodo con qualche differenza bensì, ma senza abbreviare; compendia poi la seconda parte in questo modo: «perchè, senz’utile, vano è il travagliarsi all’acquisto suo».