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(pag. 251-260) e alle 88 v.-92 r. (pag. 289-294), in quanto e nelle une e nelle altre non è ancora questione delle variazioni di velocità. In particolare poi il capitolo a car. 88 v.-92 r. apparisce di molto migliorato nella nuova lezione che se ne ha a car. 51 v.-56 r. (pag. 355-301).

A queste scritture abbiamo fatto seguire (pag. 367-408) la lezione dialogizzata (Par. V, T. I, car. 4 r.-35 v.), nella quale credemmo opportuno d’inserire pure un brano, egualmente dialogizzato (pag. 375, lin. 10 — pag. 378, lin. 3), che rinvenimmo nel Tomo I della Parte III (car. 102 r.-104 v.).

Nei dialogo sono interlocutori un «Alexander» ed un «Dominicus»; rispetto ai quali suppose il Nelli1 che Galileo abbia voluto porre in iscena Iacopo Mazzoni e Luca Valerio, ch’egli ebbe a compagni in Pisa nel tempo a cui risale la composizione di queste scritture. Del «Dominicus» nulla sappiamo; ma certamente «Alexander» altri non è che Galileo stesso, poiché in certo luogo Alessandro parla della bilancetta come d’uno strumento da lui inventato (pag. 379), ed ancora servendosi di termini da Galileo stesso adoperati nella relativa scrittura.

Abbiamo posto alla fine gli appunti scuciti concernenti l’argomento di queste scritture, i quali rinvenimmo nel Tomo I della Parte III a car. 102 r., 104 v.-110 r. (pag. 409-417) e nel I della V a car. 3 v. (pag. 418-419): e ciò anche perchè non è del tutto senza fondamento il pensare che, almeno alcuni, si riferiscano o a lezioni ulteriori in ordine di tempo o a successive parti di quelle prime delle quali si è già tenuto parola.

Nell’edizione poi di tutti questi scritti abbiamo sempre voluto attenerci con la maggior fedeltà all’autografo. Le aggiunte e postille marginali furono inserite al loro luogo nel testo, pure avvertendone il lettore, allorchè vi erano da qualche segno richiamate; poste in nota, quando di richiamo non trovammo traccia. Non ci parve poi opportuno trascurare nemmeno alcuni passi che l’Autore cancellò sostituendovene altri; come quelli che, in certi particolari, talora di poca, talora di maggiore, importanza, ci mostrano anch’essi il lavoro successivo di elaborazione, e del pensiero e della forma, adoperato da Galileo intorno a questa sua opera. Riferimmo i tratti cancellati, che erano di qualche estensione, in note speciali: dove invece, e così è le più volte, la correzione riguarda soltanto qualche parola, registrammo la frase cancellata a piè di pagina, insieme con gli errori manifesti dell’autografo che, come sempre, credemmo dover emendare nel testo, rendendone però conto esattissimo. E gli errori sono pur troppo frequenti, più che non si crederebbe, per certo trascorrere della penna del grand’uomo ad assimilazioni o attrazioni, che dir si vogliano, di desinenza, o a costrutti viziosamente anacolutici. Tali errori notiamo in carattere corsivo; laddove le cassature del manoscritto sono indicate in carattere tondo, precedute e seguite dalle pa-


  1. Vita e commercio letterario di Galileo Galilei, ecc.