meno qualche eccezione, di cui terremo fra poco parola, deve anche essere stata la natural genesi di cosiffatti studi nella mente di Galileo. Egli stesso, senza dubbio alcuno, pensò a dare a queste sue scritture un ordinamento logico; e forse non ne abbandonò del tutto il pensiero, se non quando, riprendendole in mano dopo molti e molti anni, d’una parte di esse volle profittare, inserendola quasi testualmente nei Dialoghi delle Nuove Scienze. Di una divisione in capitoli è tuttora evidente la traccia, tanto nelle intestazioni delle singole parti, quanto nel corpo di queste, le quali talvolta trovansi richiamate dall’una all’altra; ma disgraziatamente siffatti richiami non sono completi, nè sempre rigorosamente coordinati, ed anzi in qualche circostanza inducono a dubitare che tutto quanto Galileo dettò intorno a questo argomento non sia fino a noi pervenuto. Or dunque, accingendoci noi a procurare per la prima volta una edizione completa di tutto ciò che rimane di tali scritture, avevamo dapprima pensato ad una distribuzione della materia in vari libri, secondo la quale avremmo cercato, entrando nell’intenzione dell’Autore per quanto era permesso divinarla, di dar forma organica a quello che apparentemente ha soltanto un aspetto frammentario; ma ne abbiamo dismesso il pensiero, perchè la divisione in libri, facendo pensare ad una successione di argomenti trattati, non ci parve che si adattasse al caso nostro, nel quale abbiamo piuttosto un solo argomento in una serie di elaborazioni succedutesi l’una all’altra a non grande distanza di tempo.
E per ciò che concerne il Tomo I della Parte V, dopo mature considerazioni desunte dalla essenza delle scritture, dalla forma nella quale sono distese, da alcuni segni di richiamo che vi si riscontrano, e dalle tracce di una antica e originale numerazione delle carte del codice, noi siamo stati indotti a considerare come un primo getto ciò che si legge nelle car. 61 r.-124 v. (pag. 251-340): ed i vari capitoli in queste compresi abbiamo determinato di dare secondo l’ordine col quale il manoscritto li presenta. Per verità, ciò che si legge a car. 77 r.-78 v. (pag. 274-276) avrebbe potuto essere tralasciato senza danno sensibile per la continuità della trattazione, poiché non vi si rinvengono se non ripetuti richiami al contenuto del lungo capitolo che lo precede a car. 68 v.-76 r. (pag. 262-273); se noi non ci fossimo prefissa la massima indeclinabile che nulla sia trascurato di quanto i codici conservano di Galileo. In ciò che si legge a car. 133 r.-134 v. (pag. 341-343), seguendo i medesimi criteri, ci parve di poter riconoscere una seconda o posteriore lezione dei due capitoli iniziali della prima parte; nelle car. 43 r.-60 r. (pag. 344-366), una terza trattazione delle dottrine esposte a car. 61 r.-62 v. (pag. 251-253) e, con notevoli omissioni ed aggiunte, seconda di ciò che si legge a car. 62 v.-66 v. e 85 r. (pag. 253-260) e a car. 88 v.-92 r. (pag. 289-294). Al quale proposito, stimiamo opportuno di avvertire che a car. 49 v.-60 r. (pag. 352-366) i problemi sono in parte trattati ed ordinati altrimenti che nella prima lezione. Corrispondono tuttavia le car. 43 r.-60 r. (pag. 344-366) alle 61 r.-66 v. e 85 r.