renza mi disse, dal sig. Galileo; le quali non so se haverò copiato esattamente, per essere e stracciate e macchiate le carte: e questo sono nella colonna intitolata A. Ho copiato parimente alcuni versi dello stampato, segnati per di sotto con tirate di penna o con semplice chiamata ʌ, dove corrisponde la riflessione fattavi in margine; e detti versi sono nella colonna del B».1 Anche noi dunque abbiamo distinto con A la colonna delle postille e con B quella dei passi di Archimede: abbiamo indicato in corsivo le parole su cui cade più specialmente la osservazione, e, rarissime volte, reso più compiuta, in servigio della chiarezza, la citazione del testo, dal Santini appena accennata. La copia poi di pugno del Viviani ci suggerì quasi sempre la correzione dei gravi errori ne’ quali il Santini, per guasti, com’gli stesso confessa, dell’originale, era caduto assai sovente.2
Delle correzioni introdotte (tranne le ortografiche) e d’alcune altre varietà che presenta l’esemplare Viviani, ma nelle quali non ci parve necessario il seguirlo, è reso conto a piè di pagina, dove con le iniziali S e V sono indicate respettivamente le copie Santini e Viviani.
- ↑ Favaro, op. cit., pag. 721-722. — Vogliamo anche avvertire che in una lettera posteriore dello stesso Santini al Viviani, alludendosi a queste medesime postille, si nota, ma erroneamente, «che si ritrovavano in margine di un fragmento di Apollonio De sphaera et cylindro». Cfr. Documenti inediti per la Storia dei Manoscritti Galileiani nella Biblioteca Nazionale di Firenze, pubblicati ed illustrati da Antonio Favaro: nel Bullettino di Bibliografia e di Storia delle Scienze Matematiche e Fisiche; to. XVIII, pag. 189-190.
- ↑ Oltre gli errori come est e fit per patet, rumbus per duobus, cono enim per cono n, in per idest, vento x per vertex, che manifestamente derivarono da false interpretazioni di segni di abbreviazione (pt., 2obus ecc.) abituali a Galileo, è curioso il caso (vedi pag. 238) della postilla segnata: Pag. 51, versi 23. Qui il Santini, non avendo compreso il valore del segno ☉, che qui e altrove è semplicemente di richiamo, spezzò l’unica postilla in due; e indicò «☉» come annotazione allo parole «ergo hb ad bk sic», e la postilla «habet enim etc.» come apposta al resto del passo d’Archimede: «Et quoniam etc.».